Le disposizioni dell’arcivescovo Lauro Tisi: stop allo scambio della pace 

Particole in mano e niente acqua santa

Trento. Con le disposizioni della Provincia per contrastare l’emergenza Corona virus, cambiano anche le abitudini per i fedeli trentini. Almeno per una settimana. L’arcivescovo Lauro Tisi ha infatti...



Trento. Con le disposizioni della Provincia per contrastare l’emergenza Corona virus, cambiano anche le abitudini per i fedeli trentini. Almeno per una settimana. L’arcivescovo Lauro Tisi ha infatti emanato una sorta di disciplinare per evitare che il contagio si espanda sul territorio a mezzo delle attività e delle funzioni religiose.

Monsignor Tisi ordina dunque che su tutto il territorio diocesano i fedeli ricevano la comunione «esclusivamente sul palmo della mano». Da evitare «lo scambio di pace» all’interno della messa. Sparirà anche l’acqua benedetta: l’ordine è di rimuoverla dalle acquasantiere delle chiese. Ma ci sono ulteriori disposizioni: l’arcivescovo invita infatti «i fedeli con febbre, tosse o altra sintomatologia riferibile all’influenza» ad astenersi dal partecipare alle celebrazioni liturgiche. Qualsiasi evento legato ai festeggiamenti del Carnevale va cancellato.

Inoltre da ieri fino a tutta la giornata di domenica 1 marzo saranno sospese «tutte le attività e le riunioni previste all’interno degli ambienti parrocchiali, che abbiano un numero di partecipanti superiore a 15 persone». Nello stesso periodo resterà chiuso al pubblico il Polo culturale Vigilianum e sono state sospese le lezioni e gli esami dell’Istituto di Scienze religiose Romano Guardini, della Scuola di formazione teologica e della Scuola diocesana di musica sacra.

L’arcivescovo Tisi, «pur consapevole dei disagi inevitabilmente arrecati ai fedeli», li invita a vivere questa emergenza «con il massimo senso di responsabilità comunitaria, attendendosi alle disposizioni nel pieno rispetto delle indicazioni delle autorità». Infine ringrazia «quanti - in particolare nel contesto sanitario - si stanno spendendo per la sicurezza dell’intera comunità, mettendo se stessi in condizione di rischio pur di non sottrarsi al senso del dovere».















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