Paolo e Michele, nuovi preti

Paolo Devigili, 24 anno di Mezzolombardo, e Michele Canestrini, 31 anni di Cloz, sono stati ordinati preti nel Duomo di Trento


Serena Bressan


TRENTO. Il calo di vocazioni è stato smentito da ben due ordinazioni. Alle 16 in Duomo a Trento si è tenuta la cerimonia per due giovani: don Paolo Devigili, di Mezzolombardo e don Michele Canestrini di Cloz. Diaconi dal 21 novembre scorso, hanno prestato servizio il primo a Rovereto e il secondo a Mezzolombardo. «Per la nostra diocesi è un evento eccezionale, visto che lo scorso anno non c'è stata nessuna ordinazione», commenta don Paolo. Paolo ha 24 anni e Michele ne ha 31. Sono due ragazzi giovanissimi che hanno condiviso un percorso spirituale comune, pur avendo background differenti. Michele, dopo aver frequentato l'Enaip di Cles per tre anni, ha lavorato per circa nove anni al distributore di benzina del padre, all'azienda Moar di Trento e poi un anno di servizio civile in una casa di riposo. «La chiamata è arrivata nel 2002, ma è stata frutto di un cammino graduale. Ho partecipato alla pastorale giovanile e ho avuto la fortuna di incontrare un parroco eccezionale che mi ha aiutato nella scelta - spiega -. Sono entrato in seminario nel 2005, dove sono stato accompagnato nel percorso di discernimento dal rettore e dal mio padre spirituale. Ci sono stati anche momenti difficili, perché la ricerca non è facile». La famiglia di Michele lo ha incoraggiato a proseguire la sua strada. «I miei genitori hanno accettato con sorpresa e mi hanno sempre sostenuto», continua. Paolo, invece, ha seguito un percorso diverso. Di Mezzolombardo, ha due sorelle più grandi e tre nipoti. Al termine degli studi superiori, all'istituto professionale-commerciale, ha deciso di entrare in seminario. «La mia vocazione è nata nel quotidiano. Ho vissuto frequentando la parrocchia e li ho conosciuto un cappellano che mi è rimasto nel cuore, don Cristiano. Lui mi ha insegnato a conoscere Gesù, mostrandomi questo Dio che mi chiamava a mettermi a servizio degli altri - racconta don Paolo -. Nel percorso di comprensione di questa chiamata, è stato per me importante anche l'incontro con le suore di Madre Teresa di Calcutta in un campo-lavoro in Sicilia». Come lui stesso ha sottolineato, se avesse voluto avrebbe potuto proseguire i suoi studi in un'università "normale". «Quando ho compreso che la felicità sta nel mettersi a disposizione di Dio negli altri, mi sono chiesto: perché tu non puoi possedere tale felicità?». Una chiamata che li pone di fronte a una nuova strada dove dovranno mettersi in gioco. «Al giorno d'oggi i sacerdoti non devono essere solo dei buoni predicatori, ma soprattutto dei testimoni nel concreto», afferma Michele Canestrini. A fargli eco Paolo Devigili: «Dobbiamo riuscire a dare nuova credibilità al Vangelo, perché c'è sfiducia in quello che dice la Chiesa. La sfida più grande è riuscire a mostrare che vale la pena conoscere Gesù».

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