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Palazzo delle Albere chiuso, Vallorz dice «addio»

Il celebre pittore non rinnova il comodato con il Mart: «Entro il 15 dicembre le opere vanno restituite a Caldes»


di Pierluigi Depentori


TRENTO. Passano i mesi, gli anni e il palazzo delle Albere inesorabilmente chiuso è il peggior biglietto da visita di Trento e del Trentino ai numerosismi turisti (centinaia di migliaia all’anno, mica bruscolini) di una mancanza di scelte e di prospettiva da parte dei nostri politici. Ora c'è pure un primo risvolto, per così dire, reale: Paolo Vallorz, uno dei grandi maestri dell'arte trentina, ha deciso di non rinnovare l'accordo con il Mart per il comodato di 54 suoi capolavori che avrebbero dovuto avere nelle Albere il fulcro del progetto. E questo clamoroso divorzio potrebbe non essere l'ultimo, dato che anche gli eredi di Umberto Moggioli starebbero pensando di fare la stessa cosa.

La decisione di Paolo Vallorz è arrivata come un fulmine a ciel sereno al museo di Rovereto, dove i vertici sono alle prese con i primi giorni - di gran successo - della mostra dedicata al centenario della Grande guerra. Quando è arrivata la lettera firmata dall'avvocato Gianfranco de Bertolini in cui Vallorz ufficializzava il mancato prolungamento del comodato, non hanno potuto fare altro che allargare le braccia. Ufficialmente non ci sono commenti, ma l'irritazione per il balletto politico andato in scena in questi anni sul palazzo delle Albere è molto forte. Quel gioiello architettonico di Trento, che doveva diventare una vetrina per l'eccellenza dell'Ottocento e del Novecento trentino (Vallorz, Moggioli, ma anche Bonazza e Garbari, tanto per citare un po' di nomi illustri) è stato invece prima spogliato dei suoi capolavori, e poi chiuso a doppia mandata proprio mentre si stava iniziando a costruire il Muse. Senza che dietro ci fosse un vero disegno di rilancio, lasciando che quel palazzo rinascimentale restasse abbandonato a se stesso, come lampante esempio di quanta poca lungimiranza ci possa essere negli scranni della politica di oggi, e di quanto il turismo e la cultura siano poco considerati.

Nella sua lettera-schiaffo, l'avvocato de Bertolini ricostruisce la vicenda dell'accordo tra Vallorz e il Mart. «Il 14 maggio 2012 fu conclusa tra il Maestro Vallorz ed il Mart una convenzione, in forza della quale 54 opere di esclusiva proprietà dell'artista furono da lui concesse in comodato temporaneo al museo dall'1 dicembre 2012 al 20 novembre 2014, col patto che alla scadenza del rapporto il comodato si sarebbe potuto rinnovare di anno in anno alle medesime condizioni, qualora le parti ne avessero confermato la volontà con scambio di specifica lettera raccomandata». E poi l'affondo: «Comunico che il Maestro Vallorz non intende rinnovare il comodato e chiedo che le 54 opere che ne sono oggetto, elencate e raffigurate nell'allegato della predetta convenzione, siano a lui restituite presso la sua casa a Caldes, con le modalità e precauzioni tecniche occorrenti per la loro cura e salvaguardia. Ciò entro 15 giorni dalla scadenza contrattuale del 30 novembre, ossia entro il 15 dicembre 2014». Gioco, partita, e incontro. Vallorz riavrà le sue opere, il Mart dovrà suo malgrado rinunciare a quei 54 capolavori. Un rapporto difficile, che aveva già avuto un primo momento di rottura non più tardi di due mesi fa quando Vallorz, non aveva partecipato all'inaugurazione della personale a Castel Caldes, il giorno prima del suo compleanno numero 83.

Al palazzo delle Albere, nel frattempo, i lavori di ristrutturazione procedono lentamente e non passa giorno senza che qualche politico non avanzi una sua proposta per il futuro. L'idea della giunta provinciale, esplicitata dall'assessore Mellarini dopo anni di colpevoli silenzi, è arrivata a inizio giugno: fare di palazzo Albere una vetrina culturale fatto di spazi per incontri e workshop, di progetti multimediali con il terzo piano dedicato alla pittura trentina. Peccato che quella vetrina artistica già ci fosse fino a quel sciagurato 31 dicembre 2010, giorno in cui anziché festeggiare l'anno nuovo si recitò il de profundis del palazzo. Chissà se davvero per l’estate dell'anno prossimo i lavori saranno finiti, e chissà se nel frattempo la politica avrà trovato un accordo su quale futuro dare alla storica dimora del principe vescovo. Nel frattempo, i capolavori di Vallorz avranno già preso il volo, forse anche quelli di Moggioli, e a tutti noi resterà solo il boccone amaro di quello che poteva essere e che non è stato, mentre l’ennesima famigliola curiosa in visita al Muse imbocca via Sanseverino andando curiosamente davanti alla porta d’ingresso di quel palazzo intrigante e storico che porta il nome di palazzo delle Albere, chiuso, inaccessibile e vuoto. Proprio come le idee di chi ha permesso un simile autogol, a cui assistiamo tutti noi impassibili e impotenti quando passiamo lì davanti.













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