Ottobre: «Serve un Patt meno tirolese»

Il deputato autonomista si schiera con il presidente Rossi. Bondi contro Baratter: «Solo strumentalizzazioni politiche»


di Luca Marognoli


TRENTO. Nel Patt di Mauro Ottobre traballa la seconda “t”. Per il deputato arcense il partito autonomista non deve essere «schiacciato sulla parte tirolese». La scelta di campo è chiara: Ottobre si schiera con Ugo Rossi, nella polemica seguita alle dichiarazioni di Baratter sulla bandiera italiana da sostituire con quella europea alle commemorazioni della grande Guerra. Invocando una nuova linea del partito, più moderna e meno ancorata a una certa tradizione austriacante.

«Condivido il pensiero del presidente», afferma. «La storia non può dividere. Dobbiamo dare risposte cercando un momento di unità. Il nostro congresso a novembre segnerà una svolta decisiva: auspico che il Patt non sia schiacciato sulla parte tirolese, che non è da rinnegare, ma guardi al futuro di questa autonomia, che va rafforzata e ampliata. Per questa ragione domenica scorsa, al sessantesimo del gruppo Ana di Fiavè, ho dato il mio appoggio all'adunata nazionale del 2018 a Trento, specificando che sarebbe bello vedere sfilare assieme agli alpini il gruppo dei Kajserjäger trentini. Sarebbe un grande momento di maturità, che vuol dire rispettare gli ideali di chi si sente italiano e tirolese di lingua italiana». Ottobre respira aria nuova: «Siamo di fronte a un grande cambiamento di prospettiva. Kompatscher tifa per l'Italia. Anche il nuovo presidente di Anita, Thomas Baumgartner, nel suo discorso di insediamento ha detto che nonostante il suo accento tedesco il suo cuore è italiano. Di fronte a questo scenario mutato anche il Patt dovrà dare una linea precisa. C'è tanta aspettativa attorno a noi. Auspico un rinnovamento dei vertici. Siamo un partito di governo, attento a tutte le sensibilità».

Il parlamentare vuole vedere garrire «tutte le bandiere, quelle nazionali e quella dell'Europa. Diciamolo: non credo che Kaiserjäger e alpini fossero tanto felici di ammazzarsi. Mio nonno materno, Clauser Augusto, era Kaiserjäger e qualche anno dopo ha dovuto fare l'alpino».

Durissimo con Baratter Mauro Bondi (Laici trentini): «Delle due l’una: o non è uno storico, il che può essere, o strumentalizza politicamente in modo scorretto il dramma che ha vissuto Battisti come persona umana e l'intero Trentino come collettività. Una tragedia di cui i nostri nonni hanno memoria. Baratter dice una cosa sbagliata: se è pur vero che sono partiti quasi tutti con la divisa austroungarica, è vero che l'hanno indossata perché obbligati. Quasi nessuno è andato volentieri a morire per il vecchio Francesco Giuseppe. Il mio bisnonno Miradio Ongari scriveva per il “Popolo” di Battisti ma è stato obbligato ad andare in Galizia dove è stato poi ferito. I suoi figli, essendo lui filo-irredentista, sono finiti internati come simpatizzanti italiani a Katzenau». La storia - aggiunge -va contestualizzata: «Battisti era un disertore per gli austriaci, ma un eroe per gli italiani. Sarebbe come dire che gli ebrei erano razza inferiore perché così li definivano i nazionalsocialisti».

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