sanità

Ospedali dimezzati: la rabbia delle valli

Gottardi (Tione): «Ostetricia a mezzo servizio è come non averla». Zanon (Cavalese): «Ci lasciano senza alcuna certezza»


di Stefano Marini e Luciano Chinetti


TIONE/CAVALESE. Preoccupazione e rabbia fra gli amministratori delle valli che fanno riferimento agli ospedali «dimezzati». Lo scontento è grande e si arriva addirittura a promettere gesti eclatanti. Il sindaco di Tione Mattia Gottardi è un fiume in piena: «Siamo di fronte all'ennesima presa in giro. Ci dicono una cosa per rassicurarci e subito dopo fanno il suo contrario e quel che è peggio non si trova mai nessuno che si assuma la responsabilità delle scelte. Avere i servizi di chirurgia ed ostetricia a mezzo servizio e come non averli, a meno che non ci si aspetti che i parti si adeguino rigorosamente agli orari di apertura.

Ma è una bugia anche sostenere che le ostetriche del territorio sostituiranno il reparto di maternità: che ostetricia e consultorio siano due cose diverse lo capiscono tutti. Inoltre è gravissimo che i sindaci vengano informati dai giornali. Fino ad ora siamo stati educati, abbiamo percorso i canali ufficiali venendo presi a pesci in faccia sia noi che quelle 25 mila persone che avevano firmato chiedendo attenzione alla Provincia che adesso sono disorientate e sconfortate. Ora la misura è colma d è arrivato il momento di mettere in campo misure eclatanti perché a tutto c'è un limite ed è stato ampiamente superato».

Sulla stessa linea anche il presidente della Comunità di Valle Giorgio Butterini: «Esprimiamo totale contrarietà verso le decisioni assunte dalla Provincia in ambito sanitario. O il parto è garantito in tutte le sue fasi o non è garantito, punto. Troviamo anche inaccettabile che queste cose le si venga a sapere all'ultimo minuto. Assieme al consigliere Mario Tonina venerdì sono andato a Trento a parlare di ospedale con l'assessore Zeni e il direttore Flor. Abbiamo manifestato le nostre perplessità, chiesto un potenziamento di ortopedia, chiesto ragguagli su chirurgia e ginecologia. Torno a casa e scopro una circolare con la quale si prospettano chiusure, poi solo parzialmente rientrate con le aperture part time.

Non ci stiamo a farci prendere in giro a questa maniera. Ci muoveremo in concerto con le altre Comunità colpite da queste decisioni e in particolar modo con la Comunità della Valle di Fiemme, avremo un incontro col presidente Dorigatti e ne abbiamo chiesto uno due giorni fa al presidente Rossi che però per ora non ci ha ancora risposto. Nel frattempo abbiamo organizzato una conferenza dei sindaci straordinaria per il venerdì della prossima settiman nella quale si discuterà il problema e si incontrerà il presidente dell'Upipa Broggi per parlare della riforma delle case di riposo che a Trento vorrebbero centralizzare. Ci pare che anche qui si voglia replicare il modello dell'azienda sanitaria, e vedendo come funziona quest'ultima nei confronti dei territori riteniamo sia opportuno non farci trovare impreparati».

Incertezza e confusione anche in val di Fiemme. È seriamente preoccupato il presidente della Comunità territoriale della valle di Fiemme Giovanni Zanon. «Adesso veramente non si capisce più niente di quali sono le scelte che vuole attuare la Provincia – attacca Giovanni Zanon –. Ora viene anche misconosciuto il nostro ruolo. Ho appena parlato anche con la Procuradora di Fassa e con il presidente della Comunità delle Giudicarie – aggiunge Zanon – e stavamo ragionando insieme per capire quale saranno le scelte future più vantaggiose per la nostra gente. Non possiamo pretendere che siano scelte tutte condivise, ma almeno ci devono indicare con precisione quali sono le loro intenzioni. Avevo chiesto anche un appuntamento urgente per arrivare ad chiarimento con l’assessore provinciale alla salute Luca Zeni.

Non sono riuscito ad avere ancora una risposta, pur comprendendo che questo è un momento delicato e difficile perché stanno per preparare la finanziaria e gli altri impegni. Ma così non va. Non si possono lasciare le valli periferiche senza certezze. Allora ci dicano apertamente - ha rimarcato visibilmente mortificato il presidente Zanon – che gli amministratori sul territorio non contano niente e allora cercheremo di occupare il nostro tempo interessandoci di altre cose.

La legge nazionale riferita alla norma europea sul numero minimo dei parti per tenere in vita un reparto – chiarisce ancora Zanon- è in vigore ormai da alcuni anni . C’era dunque tutto il tempo a Trento per trovare una soluzione diversa da quella prospettata». Ma Zanon rivolge il suo pensiero soprattutto al futuro .«Io penso alle donne che devono partorire – ha sottolineato Zanon – come si sentono in questo momento di incertezza. Penso che sapendo che non possono partorire dopo le 18 saranno quasi tutte orientate a fare una scelta: non andare a Trento, ma all’ospedale di Bolzano e così la provincia di Trento dovrà anche pagare la mobilità passiva nei confronti della Provincia di Bolzano».

Molto contrariato dalla chiusura delle sale parto e delle sale operatorie nelle ore notturne anche il presidente di «Parto per Fiemme» Alessandro Arici. «Questa situazione è assolutamente inaccettabile – attacca Arici - Non è una questione di soldi, ma nemmeno mancanza di sicurezza, ma solo per pura “miopia politica”». Venerdì alle 18 comunque ha confermato Arici ci sarà una manifestazione davanti all’ ospedale, sollecitata dal presidente Zanon per dire no a questo modo di agire della Provincia. E «Parto per Fiemme» sarà presente con tutti i propri associati e con numerose donne delle due valli.













Scuola & Ricerca

In primo piano