Opposizioni contro Fugatti e Paccher 

Anno giudiziario: Ghezzi, Tonini e Rossi attaccano i due presidenti, usciti quando gli avvocati hanno attaccato la politica sui migranti



TRENTO. Non è piaciuta, la plateale uscita di scena del presidente della Provincia Maurizio Fugatti e del presidente del Consiglio regionale Roberto Paccher che, per sottolineare il dissenso dalle parole di condanna delle politiche sui migranti dei presidenti dell’Ordine degli avvocati Andrea de Bertolini e Mauro Bondi durante la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario si sono alzati e hanno lasciato l’aula della Corte d’appello. Molte le reazioni che parlano di scarso rispetto delle istituzioni e anche dell’opinione altrui. L’ex presidente della Provincia Ugo Rossi attacca: «Leggo che il presidente Fugatti ha lasciato anzitempo la cerimonia e che poi ha rilasciato dichiarazioni tra ironia e disprezzo su quanto hanno detto i rappresentanti dell’avvocatura. Penso che abbia fatto male e non mi sento rappresentato come cittadino trentino da chi assume certi comportamenti ricoprendo un ruolo istituzionale di primo livello. Un conto è il dissenso anche esplicito un conto è prendere ed andarsene. Stessa cosa vale, forse anche di più, considerato il ruolo, per il presidente del consiglio regionale (che ho anche votato) che proprio in virtù’ del suo ruolo sarebbe tenuto al massimo equilibrio e moderazione. Speriamo che questo incidente possa essere ascritto a inesperienza e che possa costituire insegnamento per il futuro». Paolo Ghezzi di Futura solidarizza con gli avvocati: «Mentre la giunta provinciale di Trento a trazione leghista contrappone bisogni a bisogni, poveri a poveri, discriminando i non trentini, i non italiani, gli esseri umani venuti da lontano, sia lodata l'avvocatura trentina che ci ricorda che la democrazia e lo Stato di diritto hanno senso solo se sono inclusivi e rispettosi dei diritti di tutte e tutti. Grazie dunque ai presidenti dell’Ordine di Rovereto e di Trento per aver detto, all'inaugurazione dell'anno giudiziario: "Oggi sul banco degli imputati ci sono il giusto processo e istituti di civiltà giuridica come la prescrizione, diritti della personalità come l’identità, la sessualità, la genitorialità, l’affettività, la libertà di manifestare il pensiero e la libertà di stampa. Alcuni diritti che rientrano nel novero dei diritti fondamentali dell’uomo come l’articolo 10 della Costituzione sul diritto di protezione dello straniero, si vorrebbero ridurre ai minimi termini, sull’assunto dell’anteporre i diritti dei cittadini”. Parole chiare e forti. Chi governa, a Roma come a Trento, dovrebbe ascoltarle». Critico anche Giorgio Tonini del Pd: «Sembra necessario segnalare quanto poco opportuna sia stata la chiosa che il presidente della Provincia ha rilasciato alla stampa riguardo agli interventi dei presidenti degli ordini degli avvocati. Liquidare infatti i timori dei rappresentanti delle toghe di un progressivo arretramento rispetto a certi istituti di civiltà giuridica come la prescrizione o alcuni diritti della personalità, con il ritornello “pensavo si occupassero di reati, non di politica”, tradisce la stessa sciatteria istituzionale di chi replica ai rapporti di Banca d’Italia o alle annotazioni dei sindacati: “se vogliono comandare si facciano eleggere”».













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