Omicidio di Campiglio, la Procura chiede il giudizio immediato

Ciccolini accusato di omicidio volontario premeditato, occultamento di cadavere e porto abusivo di coltello


di Luca Marognoli


TRENTO. Fino a 250 messaggi al giorno, compreso quello con la foto che lo ritraeva nell’atto di puntarsi la pistola alla tempia, e un totale di 1.146 contatti telefonici partiti dall’utenza dell’avvocato (contro i soli 29 da quella della vittima) nell’arco di 11 mesi, dall’ottobre scorso ad agosto. Che la pressione che Vittorio Ciccolini esercitava su Lucia Bellucci per riallacciare una relazione finita fosse ossessiva era stato detto: quanto fosse potente lo attestano ora i numeri contenuti nella richiesta di giudizio immediato che il procuratore Giuseppe Amato e il sostituto Maria Colpani hanno firmato giovedì, dandone notizia ieri. Una situazione non inquadrabile nello stalking - affermano i pm - solo per la mancanza di una formale denuncia da parte della vittima, ma che resta “rilevante per cogliere il contenuto del dolo dell’imputato”.

Sarebbero invece solidamente comprovate - sempre secondo i rappresentanti dell’accusa - i reati formalmente contestati a carico del legale veronese, elencati nel documento: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, occultamento di cadavere e porto abusivo di coltello. Una chiusura di indagini lampo, giunta dopo appena 20 giorni da quello del delitto nonostante la Procura ne avesse ben 180 a disposizione. E altrettanto velocemente si presume di arrivare in aula, se il giudice dovesse non accogliere l’istanza di incidente probatorio avanzata dalla difesa (e avversata dai pm), che chiede l’effettuazione di ben tre perizie: una per la ricostruzione precisa delle modalità dell’aggressione (di fatto un’integrazione di quanto già dettagliatamente raccolto dalla Procura), una sui messaggi e le email da compiere sequestrando anche il pc della vittima e un’ultima di tipo “antropologico” che il medico legale di parte Ferdinando Braglia propone per dimostrare la presunta personalità ossessiva di Ciccolini.

Una volta deciso sull’istanza, il giudice fisserà l’udienza davanti alla Corte d’assise: da quel momento (dalla notifica) la difesa avrà 15 giorni di tempo per chiedere il rito abbreviato, ipotesi data per scontata visto il quadro probatorio schiacciante e il beneficio della riduzione di un terzo della pena. É possibile quindi che il processo possa tenersi da qui a poche settimane. Un dibattimento che si giocherà sulla probabile richiesta, da parte del collegio difensivo, che sia riconosciuta l’incapacità “transeunte”, cioè temporanea, di intendere e di volere, che garantirebbe un ulteriore alleggerimento della posizione dell’imputato. Ma nella richiesta di giudizio immediato i pm Amato e Colpani mettono le mani avanti, sostenendo che non vi è alcun indizio che possa suffragarla: ad indicare l’opposto vi sarebbe il fatto che l’imputato sia un professionista affermato dalla “personalità strutturata” e la “preordinazione” dell’omicidio. In linea di diritto inoltre - osserva la Procura - l’imputabilità non può essere intaccata se non vi siano un “vero e proprio stato patologico” oppure “disturbi della personalità”, dei quali non sussisterebbero prove.

Decisiva la contestazione della premeditazione, che per la Procura sarebbe dimostrata dall’acquisto del coltello poco prima dell’agguato, dalle sue dimensioni (un modello Us-m3 che riproduce un’arma in dotazione ai Marines), dalle lettere inviate a persone legate alla vittima datate 7 agosto e confezionate ancor prima, addirittura in maggio, dall’annuncio dell’omicidio suicidio contenuto nella missiva inviata al padre e dalle minacce rivolte alla vittima per interposta persona. Cinque le persone offese indicate nell’atto a firma di Amato e Colpani: si tratta dei genitori, del fratello e della sorella di Lucia Bellucci e della rappresentante dell’associazione “Isolina e...”, impegnata nella prevenzione dei femminicidi, che si è costituita parte civile nel procedimento.

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