«Oltre i partiti». È iniziato il «dopo Upt»

ieri sera il parlamentino ha deciso: sì alla fase costituente. Possibile anche il cambio del nome



TRENTO. L’Upt si prepara a cambiare pelle e ad avviare una fase costituente dall’approdo ancora tutto da scrivere. Dietro la denominazione «Upt 3.0» che strizza l’occhio alla generazione digitale, c’è il progetto di un partito che vuole andare oltre l’Unione, aprendosi alla società civile e ai movimenti, al mondo del lavoro, della cultura, della rappresentanza sociale, e che punta a non essere più identificato solo come il partito territoriale dei potenti di valle. Ieri sera il parlamentino ha votato il documento politico proposto dalla segreteria provinciale. Vittorio Fravezzi, membro del comitato di segreteria, la spiega così: «Non ci interessa un’operazione aperta ai transfughi dei partiti in crisi, né una Kadima come quella prefigurata dal presidente degli artigiani De Laurentis, che pesca a destra e a sinistra. Quello che vogliamo fare è rispondere ad una fase di grande cambiamento andando oltre l’Unione, dialogando con tanti soggetti ma restando ancorati al centrosinistra autonomista e alle nostre radici sociali». Obiettivo offrire un approdo più ampio, in vista delle elezioni 2013, per quella fascia di elettorato giovane e post-ideologico che non si riconosce nei partiti, per i disillusi del centrosinistra ma anche per i delusi da Berlusconi e dalla Lega, gli stessi che Lorenzo Dellai sta intercettando nel suo progetto di movimento federato del Nord.

Tra gli interlocutori privilegiati della nuova Unione ci sono quei rappresentanti del mondo cattolico - il presidente delle Acli di Arrigo Dalfovo, il segretario della Cisl di Lorenzo Pomini - da tempo protagonisti di movimenti al centro neanche troppo sottotraccia. Entro fine mese è previsto un momento pubblico in cui l’Upt darà avvio a questa nuova fase costituente dopo quelle che dai Popolari portarono alla nascita della Margherita e, poi, all’Unione. E non è escluso che l’approdo finale possa essere anche un nuovo cambio di nome al partito. «In questo momento è prematuro parlarne, ma siamo aperti», ammette Fravezzi. L’analogia con Berlusconi pronto a mandare in soffitta il Pdl per tornare a Forza Italia salta agli occhi e forse non è del tutto fuorviante. «Di certo non siamo concentrati solo sul contenitore. L’obiettivo di questo progetto è anzitutto di contenuti - continua Fravezzi - vogliamo capire, insieme agli interlocutori che coinvolgeremo lungo il percorso, quali azioni mettere in campo da qui a un anno per governare questa fase di grave crisi economica». Il progetto di un partito territoriale con Pd e Patt resta all’orizzonte ma per ora non appare nell’agenda della coalizione. Che in vista delle provinciali 2013 dovrà affrontare anche il nodo delle primarie per la scelta del candidato presidente, rilanciate due giorni fa dal segretario dei Democratici Michele Nicoletti.(ch.be.)













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