Olivi-Filippi, lotta per il seggio di Trento 

Gilmozzi critica i renziani («Spaccano il partito»): «Giusto puntare sul vicepresidente». Ma tra i due Franzoia resta in pole


di Chiara Bert


TRENTO. Sulla lotta interna al Pd per il collegio di Trento, ieri ha preso posizione il segretario Italo Gilmozzi, che aprendo la riunione del coordinamento provinciale chiamato a discutere delle candidature alle politiche, ha detto la sua sull’appello pubblico dei renziani a sostegno di Elisa Filippi. «L’incontro al Marinaio non aiuta a compattare il partito», ha stigmatizzato il segretario. Che ha poi parlato anche della candidatura del vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi: «È importante che il partito investa su di lui perché capace e rappresenta mondi economici su cui abbiamo investito con le politiche di questi anni».

A 14 giorni al deposito delle candidature, Gilmozzi sa che lo scontro interno ha raggiunto livelli di guardia e ruota soprattutto sul collegio di Trento, considerato il più «sicuro» per il voto d’opinione nel capoluogo e il consenso del Patt in val di Non e Sole.

Da qui è partito ieri il dibattito dentro il coordinamento. Molti i nodi aperti sul tavolo. In primis il caso Elisa Filippi, con il pressing dei renziani che con un appello sostenuto da una cinquantina di persone (ma - caso quantomeno curioso - ufficialmente senza firme) e inviato al segretario, sabato hanno chiesto che sul collegio di Trento venga candidata la giovane roveretana, membro della direzione nazionale del Pd che cerca un risarcimento dopo essere rimasta fuori dal parlamento nel 2013, quando il partito impose come capolista Bressa facendola slittare nella lista.

Dall’altra a tenere banco da settimane è la candidatura del vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, roveretano pure lui ma anche lui desideroso - raccontano numerose fonti interne al partito - di correre sul collegio del capoluogo. Entrambi, Filippi e Olivi, non sembrano volersi cimentare con il loro collegio naturale di provenienza, la Vallagarina, pur tradizionalmente favorevole alla coalizione ma dove i Cinquestelle appaiono più forti e dove la città di Rovereto vive da sempre di liti a sinistra e nel Pd.

Il problema dunque, nel partito, è proprio l’affollamento di papabili candidati su Trento.

C’è Michele Nicoletti, deputato uscente: il suo collegio naturale sarebbe Trento ma il partito ora spera di «risolvere» almeno un problema dirottandolo sul collegio di Bolzano-Bassa Atesina, dove però dovrà farlo digerire al Pd altoatesino che non ne vuole sapere. C’è la consigliera provinciale Lucia Maestri, già assessora comunale a Trento, che nel dare la propria disponibilità aveva già chiarito che questa era legata al collegio dove ha portato avanti la propria esperienza politica e amministrativa. C’è appunto Elisa Filippi, i cui supporters hanno indicato il collegio di Trento come il più coerente per lei visto il peso dei renziani in città e in valle di Non dimostrato anche dai risultati al referendum costituzionale. C’è, come detto, il vicepresidente Olivi: tutti sanno avrebbe preferito essere in campo per evitare un «Rossi-bis», ma la sua candidatura è stata messa sul tavolo della coalizione e il diretto interessato ha alzato la posta chiedendo al partito di correre nel capoluogo come candidato di punta. C’è, infine, l’assessora comunale Mariachiara Franzoia, uscita dal cilindro un po’ a sorpresa, sostenuta dall’assessore provinciale Luca Zeni, supportata dal movimento dei Focolari (vicino anche a Matteo Renzi), un nome che piace anche al segretario Gilmozzi. Franzoia è l’unica che ufficialmente non ha avanzato richieste, ma va da sè che l’unico collegio per lei sarebbe Trento. E quindi, mentre gli altri si affannano tra appelli e paletti, zitta zitta Franzoia acquista consensi senza fare nulla, solo vantando la propria esperienza amministrativa sulla città e il suo essere giovane anagraficamente e politicamente.

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