«Nuovo Ulivo? Serve un leader che ora non c’è»

Panizza e la sfida nazionale: «La sinistra non dà stabilità, la sfida è allargare Ma di Scelta Civica non è rimasto nulla e l’alleanza con Alfano spacca il Pd»


di Chiara Bert


TRENTO. «Prima c’è stata Rifondazione che ha rotto l’Ulivo, l’ultima ad andarsene è stata Sel. La sinistra non dà stabilità, oggi la sfida è allargare al centro, ma per dare vita ad una coalizione che sappia fare sintesi tra culture politiche diverse ma responsabili, cosa che sarebbe auspicabile, oggi non vedo né la spinta né i leader». Mentre le elezioni politiche sembrano avvicinarsi, il senatore e segretario del Patt Franco Panizza vede una situazione politica nazionale sempre più difficile da comporre, agli antipodi di quella che fu la stagione dell’Ulivo di Prodi (come ha ricordato nel suo editoriale di domenica il direttore del Trentino Alberto Faustini).

Senatore Panizza, per Prodi «l’esperienza dell’Ulivo non è irripetibile ma bisogna unirsi su qualcosa». Come vede questa prospettiva?

Vedo positivamente tutto ciò che va in direzione di una coalizione e di una sintesi tra culture politiche. Bisognerebbe impegnarsi ma se mi chiede se oggi è una prospettiva praticabile, rispondo che è molto difficile.

Perché?

Perché quando nacque l’Ulivo si percepiva la volontà di costruire qualcosa di nuovo. Oggi non vedo questa spinta né i leader. L’unico sulla scena è ancora Renzi, ma deve decidersi a condividere di più. Se c’è qualcuno che può mettere insieme è ancora lui, che rappresenta il pragmatismo in politica e l’allargamento al centro.

Anche dopo la sconfitta al referendum costituzionale?

Con il referendum è stato sconfitto il progetto di Partito della Nazione ma altri leader io oggi non ne vedo.

Voi sareste favorevoli ad un’alleanza elettorale con l’attuale maggioranza di governo per battere Lega e M5S?

Il Patt è laico dal punto di vista ideologico, le nostre posizioni sono conciliabili con quelle del Nuovo centrodestra. Ma oggi a Roma l’alleanza dei «responsabili» è strumentale a non far cadere il governo, è un’assunzione di responsabilità più subita che voluta. L’Italia invece ha bisogno di un progetto voluto e condiviso, che oggi è più difficile perché il Pd è profondamente diviso al suo interno. Su un’alleanza con Alfano il Pd si spaccherebbe. E comunque la parte di centrodestra che è stata al governo in questi anni ha faticato molto e rischia di pagare molto a livello elettorale.

E un’alleanza tra il Pd e la sinistra, a cui sta lavorando Pisapia?

La sinistra non basta. Pisapia cosa rappresenta? La storia dimostra che la sinistra non garantisce stabilità, guardiamo alle rotture di Rifondazione Comunista e poi Sel. Lo scenario è profondamente cambiato rispetto ai tempi dell’Ulivo e della Margherita. La sintesi è già avvenuta nel Pd. Basta guardare a cos’è rimasto al centro, da Scelta Civica la maggior parte è andata nel Pd e gli altri a destra. Con chi dovrebbe nascere un’alleanza? Anche da Dellai e dai suoi non vedo un disegno politico.

E se si andasse a votare con una legge elettorale che premia le coalizioni?

Si andrebbe nella direzione giusta, serve una legge che dia stabilità al Paese, ma oggi non sono ottimista sulla capacità dei partiti di fare sintesi.

Quando andremo a votare?

Prima della sentenza della Consulta tutti dicevano nel 2018, oggi di per sè una legge elettorale c’è e questo aumenta le possibilità di un voto a giugno. Renzi spinge per questo, Gentiloni è un suo fedelissimo. Ma io sono preoccupato: andando a votare con questa legge rischiamo di trovarci in una condizione peggiore di oggi.

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