«Nuovo papa? Don Dante lo voleva così»

Amici e collaboratori al Punto d’Incontro a un mese dalla morte: «Sognava un altro Giovanni XXIII, mosso solo dal Vangelo»


di Jacopo Tomasi


TRENTO. Chissà se Don Dante se lo sarebbe mai immaginato. Quasi in contemporanea, nel tardo pomeriggio di ieri, mentre i 115 cardinali si stavano dirigendo in Vaticano verso la Cappella Sistina, a Trento, in via Travai, una cinquantina di persone si è riunita al Punto d’Incontro per ricordare il prete di strada scomparso un mese fa. Diventa quasi impossibile, quindi, non ascoltare in ottica conclave alcuni dei messaggi che gli amici di Don Dante hanno mandato ieri sera. Come quello, sincero e appassionato, di Vincenzo Passerini, presidente della cooperativa Punto d’Incontro, quando ha detto che Don Dante «era un prete innamorato della sua scelta sacerdotale, anche quando battagliava con la Chiesa. Lui - ha proseguito - che voleva una Chiesa più vicina al Vangelo, più povera per i poveri». Oppure il discorso, affettuoso e commosso, di Diana, moldava, a Trento da tredici anni che ha ricordato l’importanza di Don Dante per la sua integrazione in Trentino. «Mi ha insegnato - ha detto con voce solare - che la ricchezza o la povertà non sono solo materiali. Mi ha fatto capire che è importante aiutare gli altri. Voglio pensare - ha sottolineato - che la Chiesa sia come la persona di Don Dante». Genuine e malinconiche sono state le parole di Ubaldo, uno degli ospiti del Punto d’Incontro: «Mi manca il mio amico Don Dante, perché sapeva sempre indicarci la strada da seguire, una strada di speranza».

Piergiorgio Bortolotti, ex direttore del Punto, amico fraterno di Don Dante Clauser col quale ha condiviso gioie e dolori, ha voluto ricordarlo con una poesia scritta per lui qualche anno fa. E ha risposto alla domanda che non si poteva non fare in una giornata come quella di ieri: che Papa avrebbe voluto Don Dante? La risposta è decisa e precisa. «Un Papa come Giovanni XXIII, mosso semplicemente dal desiderio di annunciare il Vangelo, non solo a parole, ma con gesti e scelte anche dirompenti. Don Dante, pur nel disaccordo, ha comunque sempre rispettato tutti. Certo, non gli piaceva una Chiesa lontana da quelli che sono i problemi della gente e per questo penso sperasse in un Papa di svolta, più umano e meno potente».

Tra chi ha ricordato Don Dante, ieri, c’era la gente semplice alla quale lui ha sempre parlato. Volontari, collaboratori, amici, cittadini. Nessun prete. Nessun politico. Loro ci saranno sabato mattina (alle 10.30 in via Travai) quando il vescovo Bressan celebrerà una messa in suo ricordo. Ieri c'era gente comune, commossa, che aveva ancora da spendere lacrime per un uomo - come ha detto Passerini - che «ha cambiato la vita di molti di coloro che l'hanno incontrato» e che ha saputo «lasciare un segno profondo nella Chiesa e nella società trentina, battendosi concretamente per un mondo più giusto, con meno disuguaglianze».

Una domanda pesava, però, sulla piccola sala al piano terra del Punto d’Incontro: come faremo adesso, senza Don Dante? Chi sarà a sostituirà? A rispondere, forte e determinata, è stata Anna: «Nessuno lo sostituirà, perché lui ci ha insegnato a camminare da soli, a vivere liberi, facendo di testa nostra, ma seguendo le sue idee».

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