GRANDI OPERE

Nuovo ospedale, è tutto da rifare

Sentenza choc del Consiglio di Stato: si riparte dalla prima gara, mentre è già in corso la seconda. Incubo nuove cause



TRENTO. Sul nuovo ospedale del Trentino, è tutto da rifare. Il Consiglio di Stato, ieri pomeriggio, ha annullato la revoca del primo bando. Il risultato? È come riportare il calendario indietro al 2011, cioè quando venne pubblicato il primo bando per un ospedale da realizzare a Trento Sud in project financing. Un ospedale che era stato promesso ai cittadini per il 2018, in sostituzione dell’ospedale Santa Chiara che - dicono gli esperti - non risponde più da tempo alle esigenze della sanità moderna.

Fermata dai ricorsi, la Provincia aveva provato a cambiare direzione, pubblicando un secondo bando con un’impostazione completamente diversa: niente più project financing, giudicato troppo costoso, meglio una soluzione più leggera, cioè un appalto tradizionale con le imprese che costruiscono la struttura e l’ente pubblico che conserva la gestione. Fu una decisione sofferta: i tecnici e gli avvocati provinciali impiegarono ben 2 anni per trovare un modo di annullare quel bando. Il rischio di ricorsi era elevatissimo, piazza Dante mise in campo un gruppo di lavoro per venirne fuori e motivare la “marcia indietro”. Ma la soluzione scelta dalla Provincia ora è stata bocciata dal Consiglio di Stato: niente da fare, sentenza inappellabile.

Quindi si riparte dall’inizio, con una complicazione che per l’amministrazione provinciale può diventare un incubo: nel frattempo è partito il secondo bando, con 12 imprese che hanno già presentato i propri progetti. Scontato il ricorso da parte di questi concorrenti, con il rischio (anzi, la certezza) di risarcimenti milionari.

L’annuncio è arrivato in serata da parte dell’assessore alla salute, Luca Zeni, a cui è seguito un comunicato diffuso dalla Provincia: «Si riparte dalla prima gara, in particolare dalla fase della presentazione delle offerte». E poco importa se i giudici non hanno riconosciuti risarcimenti alle imprese (la richiesta era di 32 milioni di euro) e hanno stabilito la compensazione delle spese. Perché in questa vicenda, al di là dei danni, conta il tempo perso e soprattutto quello che si perderà in futuro per uscire da questo vero e proprio labirinto giudiziario.

Il primo passo - già questa mattina - sarà quello di delineare i primi scenari possibili: ripartire davvero dal primo bando? provare ad annullarlo una seconda volta con diverse motivazioni? e che fare nel frattempo del secondo bando già avviato? E soprattutto: dopo che per anni la giunta provinciale ha assicurato ai trentini che la nuova impostazione era molto più conveniente del project financing, come si potrà giustificare un’eventuale marcia indietro. Tutto questo per un errore nella composizione della commissione giudicante, che comprendeva anche Luciano Flor (ex direttore dell’Azienda Sanitaria) e Livia Ferrario (ex dirigente del dipartimento salute) dopo che gli stessi avevano confezionato il bando di gara. Una violazione delle norme sugli appalti che ha comportato un prezzo altissimo per l’amministrazione provinciale, ma anche per tutta la collettività.

(a.s. e u.c.)













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