«Non ci servono nuovi partiti di centro»

Rossi (Patt): «É tempo di semplificare». Il dopo Dellai? «Io in campo. Non escludo le primarie, ma prima i programmi»


di Chiara Bert


TRENTO. «Non è il tempo per liste personali o nuovi partiti di centro. Spero che le personalità che oggi si stanno muovendo trovino spazio dentro i partiti della coalizione». Ugo Rossi guarda alle elezioni provinciali del 2013 puntando sull’alleanza Pd-Upt-Patt che oggi regge il governo del Trentino. E sul dopo-Dellai dice: «Il Patt è pronto anche alle primarie. Ma prima vengono i programmi».

Assessore Rossi, i nomi circolano ma sulla nuova leadership la maggioranza rischia di trovarsi in difficoltà. Non è tempo di parlarne?

I partiti della coalizione dovrebbero partire dai programmi. Il Patt finora è l’unico ad averlo fatto in maniera netta, al congresso. Ora serve uno sforzo da parte di Pd e Upt, mi auguro che l’estate serva a questo per poi confrontarsi. L’esperienza di governo di questi anni è stata positiva ma oggi siamo di fronte a uno scenario esplosivo, di crisi economica e di attacco all’autonomia, che ci obbliga ad una discontinuità con il passato.

In che modo?

Non si tratta di scelte rivoluzionarie, ma di prendere atto che oggi serve maggiore sobrietà e a una revisione delle logiche di spesa. Io sono due anni che giro il Trentino ripetendo che verranno tempi duri e che dobbiamo fare scelte impopolari. Se da un lato non dobbiamo arretrare di un millimetro sulla difesa dell’autonomia, non dei soldi ma della possibilità di decidere come risolvere i problemi, dall’altra dobbiamo dimostrare che sappiamo fare meglio con meno.

Il successore di Dellai lo sceglierete con le primarie?

Ho già detto che le primarie all’italiana mi sembrano un po’ sterili, però se si dovessero fare il Patt è pronto. Sarebbe meglio evitarle, ma se qualche partito ha difficoltà ad essere univoco nelle sue indicazioni, si possono fare. Non siamo contrari in linea di principio. Quello che serve riaffermare è l’impianto politico di questa coalizione, a maggior ragione in un momento in cui serve una difesa attiva e propositiva dell’autonomia. Penso che su questo filo conduttore sia nel Patt, che nel Pd che nell’Upt ci siano persone che si possono ritrovare.

Per il dopo Dellai meglio la continuità di Pacher?

Ci sono, soprattutto nel Pd, alcune sensibilità che sembrerebbero far pensare a una totale discontinuità con quello che abbiamo fatto fin qui. Io non credo che sia il tempo per questo, penso invece che l’originalità della coalizione sia un valore e che la direzione di marcia debba essere confermata con alcuni correttivi dovuti al nuovo quadro politico-economico. La partita della difesa dell’autonomia è talmente alta che arroccarci su ambizioni personali per la leadership sarebbe un errore clamoroso. Dobbiamo dire che la nostra coalizione non ha né sema nella difesa dell’autonomia, e devo dire che purtroppo nel Pd qualche se e ma di troppo ultimamente l’ho sentito.

Lei sarà il candidato del Patt?

Non faccio l’ipocrita, il mio nome gira, è stato indicato dal mio partito. Dico però che prima vengono le priorità programmatiche, poi il confronto sul metodo per scegliere il leader.

Avere un presidente che ha un aggancio nazionale può rendere la Provincia più forte nei rapporti con Roma e nella difesa dell’autonomia?

L’attacco all’autonomia è stato forte sia dai governi di centrosinistra che di centrodestra e noi avevamo esponenti di entrambi gli schieramenti. È importante che nel prossimo governo ci sia una rappresentanza dei territori e delle autonomie, progetto a cui sta lavorando Dellai che può essere utile anche al Trentino.

Come vede i movimenti al centro che vanno da Grisenti a Dalfovo?

Con Dalfovo ho ragionato qualche volta anch’io e non mi è mai sembrato così schierato. Io credo sia tempo di semplificare il quadro politico. Mi auguro che queste sensibilità trovino voce e rappresentanza dentro i partiti della coalizione. Non è tempo per ulteriori liste personali o quant’altro.

Il centrosinistra potrebbe anche accogliere qualche scontenti del Pdl?

Alla fine sono i cittadini a decidere sulle evoluzioni personali di ciascuno. È evidente che c’è un’area del Pdl che ha sempre mal sopportato l’aggancio fortemente nazionale e che in questo momento dialoga anche con noi. Lo considero legittimo. Oggi però la difficoltà dell’attuale opposizione paradossalmente addormenta anche il dibattito nella maggioranza.

Come vede un ritorno in politica di Silvano Grisenti?

Secondo me rappresenta la necessità di un maggior pragmatismo della politica ed è un’esigenza giusta. Rispetto al suo approccio, personalmente l’ho sempre trovato eccessivo. Però gli va riconosciuto di averci sempre messo la faccia.

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