Non c’è lavoro ma fioccano i concorsi

Gli accorpamenti delle strutture hanno lasciato già molti capi senza sottoposti. Eppure da maggio sono usciti 9 bandi



TRENTO. Nonostante i tagli annunciati, che porteranno a un risparmio di 213 milioni entro il 2017, e la stretta sul personale, con 430 dipendenti che andranno in pensione dei quali ben 320 non saranno sostituiti, la Provincia continua a bandire concorsi per figure di direttori e dirigenti. Da maggio ne sono stati indetti nove: peccato che di queste figure ce ne siano già in abbondanza, visto che la riduzione del numero di strutture e gli accorpamenti connessi hanno fatto sì che alcuni di essi siano di fatto rimasti senza un ufficio o un servizio da guidare, praticamente con le mostrine ma nessuna divisione al seguito.

«É da un pezzo che sosteniamo questa tesi – spiega Silvia Bertola della Uil -. Con la riorganizzazione della Provincia, un percorso che durerà un paio d'anni e sul quale attendiamo il confronto con l'assessore Mauro Gilmozzi, verrà tagliata almeno una decina di servizi e attraverso gli accorpamenti si prevede un forte ridimensionamento del personale, fare concorsi per un ruolo dirigenziale non ha alcun senso. Se ce l'ha, le conclusioni non possono che portare alla scelta deliberata di fare un favore a qualcuno». Secondo Silvia Bertola, un concorso ha ancora meno senso se si valuta che «per fare il dirigente non è necessario avere una specializzazione precisa. Di solito i dirigenti ruotano, è nella natura dell'incarico di tipo gestionale». Tanto più, aggiunge la sindacalista Uil, «che anche i dipendenti vengono spostati da un servizio all'altro».

Circa un anno fa fece scalpore il bando di un concorso pubblico per dirigente provinciale al servizio per la promozione delle minoranze linguistiche, di cui si è occupato nelle scorse settimane il Trentino. L'architettura del bando era di una tale precisione da suscitare il legittimo dubbio che si trattasse di un concorso “sartoriale”, ovvero aperto a tutti, in teoria, ma costruito “ad personam”, sulle precise caratteristiche che solo un candidato (quello già scelto?) poteva vantare. All'epoca se ne occupò il consigliere provinciale Marco Sembenotti, il quale obiettava come i requisiti del bando fornissero “una fotografia dettagliata della candidata prescelta”. In particolare venivano richiesti il possesso del diploma di laurea in lingue straniere, “un'esperienza diretta di almeno un anno maturata in attività a carattere strategico, programmatico e/o amministrativo in materia di salvaguardia e promozione delle minoranze linguistiche locali di cui alla L.P. 19 giugno 2008, n. 6, in mansioni per le quali sia richiesto il diploma di laurea, nonché congiunto alla conoscenza della lingua tedesca e di una lingua minoritaria del territorio trentino" (mocheno, oppure cimbro, oppure ladino), l'avere la qualifica di direttore provinciale o, in alternativa, di ispettore generale o di direttore di divisione oppure ancora l'esperienza professionale di almeno sette anni presso la Provincia stessa o altre amministrazioni pubbliche o private. Mancavano solo il colore dei capelli e la data di nascita, ma in Provincia devono averli considerati elementi superflui. Insorsero anche i sindacati, contestando la pratica di favorire qualcuno ai danni di altri, e quel bando venne ritirato. Calmate le acque, alla chetichella, è rispuntato tale e quale, con le stesse prescrizioni. Nei giorni scorsi il concorso è arrivato a conclusione, guarda caso con l’attribuzione dell’incarico alla persona che con tutta evidenza corrisponde ai requisiti del bando. Tanto da essere stata l’unica a presentare domanda per il posto.(gi.l.)













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