Non autosufficienti, si cambia: ecco i nuovi assegni di cura

La Provincia stanzia 12 milioni: un provvedimento che interessa quasi 4 mila persone Si va da 80 a 800 euro mensili a seconda di disabilità e Icef, controlli contro i “furbetti”


di Paolo Morando


TRENTO. Pende ancora la spada di Damocle della Consulta, che potrebbe dichiarare incostituzionale l’esclusione dai nuovi assegni di cura per chi non risiede in Trentino da almeno tre anni, ma la legge c’è. E ora c’è anche il regolamento di attuazione, approvato ieri dalla giunta provinciale, con la previsione di finanziamenti per 12 milioni di euro annui, che si andranno a sommare ai 77 già destinati per le indennità di accompagnamento. Nuove misure per i non autosufficienti e le loro famiglie che riguarderanno direttamente circa 3.700 persone: con l’obiettivo anche di alleggerire la pressione sulle case di riposo, che ospitato sì oltre 4 mila dei circa 11 mila non autosufficienti trentini, ma alle cui porte bussano mille persone in lista d’attesa di mille persone. «Un provvedimento che non risolve interamente il problema - ha spiegato l’assessore provinciale alla salute e alle politiche sociali Ugo Rossi - ma che in Italia non ha precedenti». E che potrebbe innescare la nascita di nuovi soggetti nel settore dei servizi rivolti a persone non autosufficienti e alle loro famiglie, con in prospettiva l’obiettivo di trasformare l'assegno di cura in “voucher”. A inizio novembre partiranno le visite dell’Azienda sanitaria ai potenziali interessati, per erogare i nuovi assegni già da gennaio 2013. Esaurita questa prima fase, verrà comunque compiuto un monitoraggio della situazione complessiva per verificare la “tenuta” del regolamento.

I criteri. Il nuovo assegno di cura verrà assegnato a coloro i quali avranno un indice Icef inferiore a 0,28, con la previsione di una franchigia di 150 mila euro sul valore dell'abitazione di proprietà del destinatario dell'assegno di cura. In sostanza dunque la prima casa peserà solo in parte sulla valutazione. Il regolamento introduce inoltre una franchigia di 40 mila euro sul patrimonio mobiliare della famiglia in modo da non contare i risparmi fino a tale cifra. Come segnalato dalle organizzazioni sindacali, si terrà conto delle situazioni di monoreddito (pensione sociale). In questi casi anziché agire sull’Icef si è preferito intervenire con un abbattimento del reddito. Si arriva ad un abbattimento di 8.100 euro nel caso in cui la condizione di non autosufficienza riguardi una persona minorenne per assistere la quale un genitore deve spesso rinunciare al lavoro fuori casa. Sono previsti meccanismi di abbattimento del reddito anche per le persone disabili che trovandosi in età lavorativa siano produttrici di reddito

I quattro livelli. L’assegno mensile prevede la corresponsione di somme in denaro proporzionate sia alla gravità dei casi che alla condizione economico-patrimoniale dei singoli richiedenti e delle loro famiglie. La delibera introduce una scala di gravità con 4 livelli. Per ogni livello di gravità è definito un importo minimo ed un importo massimo, quest’ultimo sempre concesso se non vienea superato il limite Icef di 0,18. L’importo sarà compreso tra minimo e massimo in modo inversamente proporzionale all'Icef risultante.

Gli importi. Gravità livello 1:massimo 80 euro (nuovo assegno di cura) + 557,04 euro (indennità di accompagnamento, cifra fissa) = 637,04 euro; gravità livello 2: massimo 250 (nuovo assegno) + indennità = 807,04 euro, minimo 125 (nuovo assegno) + indennità = 682,04 euro; gravità livello 3: massimo 500 (nuovo assegno) + indennità = 1.057,04 euro, minimo 250 (nuovo assegno ) + indennità = 807,04 euro; gravità livello 4: massimo 800 (nuovo assegno) + 557,04 euro (indennità = 1.357,04 euro, minimo 400 (nuovo assegno) + indennità = 957,04 euro.

I controlli. Per evitare l’utilizzo distorto delle somme erogate, l’Azienda sanitaria controllerà a campione almeno il 10% dei beneficiari, cui si aggiungeranno gli accertamenti assicurati dagli assistenti e dai medici di base. Secondo l’assessore Rossi «questa misura contribuirà a creare una cultura nelle famiglie che percepiscono l’indennità di accompagnamento». E proprio un parente del beneficiario dovrà fare da “garante” del corretto utilizzo dell’assegno sulla base di un Piano di assistenza individuale sottoscritto dalle stesse famiglie.

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