l'autostrada

Non è più la PiRuBi: è diventata la DeRoZa

Le convenienze di Delrio-Rossi-Zaia (e le rivelazioni di Tosi): ecco la nuova Valdastico. Tutto a posto? No, ci sono 3 problemi


Paolo Mantovan


Questa non è più la PiRuBi, questa è la DeRoZa. È la Delrio-Rossi-Zaia. Perché conviene a questi tre. Conviene. Sì, è una pura questione di convenienze, non di progetto o disegno politico.

La strada di collegamento fra il Veneto e il Trentino, ossia il completamento della Valdastico Nord, disegno vagheggiato da più di quarant’anni (anzi, sessanta stando alla primissima ipotesi del 1951 di una “camionabile” fra Vicenza e Trento, immaginato dalle Camere di Commercio di allora), nel giro di poche settimane è diventato un progetto improvvisamente necessario e da realizzare al più presto, rapidissimamente, quasi che l’economia e la comunicazione del Nord Est dipendessero da questa bretella in galleria.

La convenienza di DE(lrio). All’inizio appena Delrio s’insediò al Ministero delle Infrastrutture, i detrattori della Valdastico lo videro come un agnello rispetto a Lupi, il predecessore, che andava predicando ogni dì che quella autostrada andava realizzata. Lupi (soprannominato «l’asfaltatore») ai trentini diceva, papale papale, “che la vogliate o no, la Valdastico si farà”. Delrio, invece, sembrava non essere interessato, anzi, addirittura scettico. Invece, un po’ alla volta, il ministro ha preso atto della forte pressione dei soggetti che guidano (non in qualità di automobilisti, ma di azionisti) la Brescia-Padova. E del fatto che se l’Europa non garantirà il rinnovo della concessione alla Serenissima, saranno “azzi amari” per tutto il Veneto. Che bussa ogni giorno alle porte del Governo: il Veneto che è una delle aree più strategiche per puntare su una ripresa economica. Il «buco» della A4 sarebbe un collasso per il Veneto. E allora vai con la Valdastico Nord, la DeRoZa, alla quale è legato il rinnovo della concessione della A4. Chè, anzi, la A4 è già inadempiente, perché i termini di realizzazione della Valdastico Nord previsti per il rinnovo della concessione sarebbero già scaduti. E la A4, di fronte a un no di Bruxelles, potrebbe pure aprire un contenzioso con il Ministero delle Infrastrutture, visto che gli imputa dei ritardi che hanno gravato sulla stessa Serenissima. La convenienza di Delrio è chiara.

La convenienza di RO(ssi). Per il governatore trentino la questione è più contorta. Non c’è alcun interesse, non c’è mai stato da parte della Provincia, a costruire una scorciatoia veneta verso il mondo tedesco utilizzando il suolo trentino. Ma ora che la Corte Costituzionale ha modificato la sua giurisprudenza (e quindi anche le carte in tavola) non ci si può più appellare al diritto di veto, quello che sventolavano Dellai e (soprattutto) Durnwalder per dire no, caro Galan, di qui non passi (all’epoca c’era Galan, ora è nella sua villa deluxe, ai domiciliari). Adesso, insomma, Rossi, non ha più la Corte dalla sua parte (nonostante Daria de Pretis). E c’è la Pedemontana Veneta alle porte, che spinge, che s’incrocia con la Valdastico fra Thiene e Breganze. E c’è la certezza che se qualcuno deve spendere soldi quella sarà la Serenissima, non il Trentino. E c’è la convenienza che si può ottenere dal Veneto e dallo Stato che la Valsugana non diventi mai un’autostrada. Insomma, le circostanze sono cambiate e le convenienze ci sono. Anche per Rossi.

La convenienza di ZA(ia). Quella è la più chiara. Occorre rinnovare la concessione della A4 e così il governatore del Veneto Zaia si ritrova improvvisamente e certamente, senza se e senza ma, grande alleato di Tosi-. Sì, Flavio Tosi, che oltre ad essere sindaco di Verona e sconfitto sfidante di Zaia come governatore, è il presidente della Serenissima. Ebbene Tosi ha spiegato chiaramente, meno di un mese fa, a Badia Polesine, che gli ultimi 7 chilometri della Valdastico Sud saranno completati entro fine agosto, e che si farà anche la Valdastico Nord perché c’è il sì della Provincia di Trento. «L’accordo con Trento è stato raggiunto per due motivi - ha detto Tosi - A Trento e Bolzano interessava la proroga della concessione dell’Autostrada del Brennero: questa verrà accordata grazie al fatto che sarà possibile dare loro la concessione diretta, poiché la Società Autobrennero diventerà totalmente pubblica, cioè “in house”. In cambio di ciò la Provincia di Trento accetta di far arrivare la Valdastico Nord fino a Trento Sud, accontentando le province di Verona, Vicenza e Rovigo. Inoltre Trento - ha detto sempre Tosi - pretende che non venga trasformata in autostrada la Valsugana e il ministro Delrio ci ha autorizzati a dire che il governo è contrario alla realizzazione della Valsugana».

Ecco quindi a voi la DeRoZa. Un incrocio di convenienze, non una visione politica. Che a questo punto sembra procedere di gran carriera con l’apertura della «procedura d’intesa» da parte del Cipe, la prossima nomina dei rappresentanti trentini per il Comitato paritetico con Regione Veneto e Governo, nonché la recente presentazione al governo stesso della proposta «in house» dell’Autobrennero. Insomma tutto procede. Eppure, mentre tutto corre, sembra di non capirci nulla. Per tre motivi.

1) Lo sbocco dove lo metto? Sulle ipotesi di sbocco in Trentino si è assolutamente per aria. Si parla di un’uscita alle Lochere, in Valsugana, poco prima dei laghi. Ma lo capisce anche un cretino che non si può immaginare di eliminare l’ipotesi Valsugana per poi confezionare una bocca d’asfalto e di camion direttamente sui laghi della Valsugana: la popolazione scenderebbe a Trento coi forconi. Poi si parla di un’uscita a Trento Sud, che però è straordinariamente problematica, con passaggi impraticabili e costi spropositati. Infine rimane la vecchia soluzione di Besenello, la meno impattante, non fosse che lì c’è il nucleo storico dei comitati capace di dare battaglia fino allo sfinimento. Insomma, si brancola nel buio.

2) Il frenatore Gilmozzi. C’è poi l’imbarazzo crescente di Mauro Gilmozzi, l’assessore all’ambiente oltre che alle infrastrutture. Lui, che sognava Metroland e un Trentino fatto di rotaie, lui, lontano anni luce dall’idea di una nuova strada che porta altro traffico in Trentino, lui, che è l’assessore alle Dolomiti patrimonio dell’Umanità, uomo Unesco. E così ogni volta che Rossi spinge un po’ in avanti, ecco Mauro Gilmozzi tirare un po’ indietro. «Ma sì, è un tavolo di lavoro - dice Gilmozzi - nulla di più. prima c’è da fare il tunnel del Brennero». E così Gilmozzi, stretto fra la sua visione di mobilità e la lealtà al suo presidente, rischia di mettersi nelle stesse condizioni di Donata Borgonovo Re sui punti nascita, che diceva di sì agli incontri col ministero alla sanità per trattare una mediazione e poi diceva: “Tanto a Roma dicono di no”.

3) I costi: improponibili. Il punto centrale è questo. I signori DeRoZa hanno tutti e tre le loro convenienze, però bisogna anche saper far di conto. Mentre la A22 continua a produrre utili ogni anno, la Serenissima si trova con un miliardo di debito. E ha avuto grandi difficoltà per finire la Valdastico Sud. Per la Nord servono altri due miliardi. Chi li caccia tutti questi soldi per la DeRoZa?













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