Niente Imis per chi «sconta» l’affitto

E la Provincia stanzia un milione per il fondo a garanzia dei privati contro morosità e danni agli appartamenti


di Chiara Bert


TRENTO. «Se tra Trento e Bolzano riuscissimo a recuperare qualche centinaio di appartamenti sfitti sarebbe già un successo», spiega l’assessore all’edilizia abitativa Carlo Daldoss. Perché mentre calano a anche le risorse per l’edilizia sociale, la Provincia si affida ai privati per alimentare il canone moderato, che con il fondo immobiliare di social housing ha sfornato quest’anno un centinaio di appartamenti.

Per spingere chi possiede alloggi inutilizzati ad affittarli a prezzo ridotto, ha inserito nella Finanziaria 2015 due tipi di incentivi. Il primo di tipo economico: i proprietari di alloggi affittati a canone moderato non pagheranno la nuova tassa sulla casa, l’Imis, che dall’anno prossimo sostituirà Imu e Tasi. Tassa che sulle seconde case avrà un’aliquota dell’8,95 per mille ma che i Comuni potranno alzare in caso di alloggi sfitti.

Fondo di garanzia da un milione. Il secondo incentivo è una garanzia, che per chi decide di affittare non è affatto una questione secondaria. La Provincia istituirà un fondo - un milione di euro lo stanziamento per il 2015 - per spingere chi ha alloggi di proprietà inutilizzati da almeno due anni ad affittarli a canone moderato, con una doppia certezza: avrà garantito il canone d’affitto in caso di morosità dell’inquilino e sarà garantito anche per eventuali danni all’appartamento. «Senza investire risorse pubbliche - è l’auspicio di Daldoss - entro qualche anno dovrebbero arrivare sul mercato alcune centinaia di alloggi da destinare a quella fascia intermedia di popolazione che non ha i requisiti per accedere alle case Itea (Icef inferiore allo 0,18) e allo stesso tempo non ce la fa a pagare gli affitti di mercato». È la stessa logica che il Comune di Trento adottò ormai diversi anni fa con il progetto «Patto Casa», ma il risultato fu del tutto deludente. «Sono cambiati i tempi - riflette Daldoss - oggi avere un appartamento sfitto implica costi più alti, una riflessione i proprietari la dovranno fare. Con questo fondo diamo il messaggio che affittare conviene». I prossimi anni diranno se l’operazione è riuscita.

Itea: stop nuovi alloggi. Intanto anche l’Itea fa i conti con il taglio alle risorse. «Non ci saranno soldi per realizzare nuovi alloggi - conferma l’assessore - nel 2015 garantiremo 10 milioni per le manutenzioni e per rimettere in circolo i cosiddetti “alloggi di risulta” (quelli che vengono lasciati liberi dagli inquilini, ndr)». Un’altra norma della Finanziaria prevede la dismissione di alloggi Itea non utilizzati a favore di cooperative edilizie, che riceveranno incentivi per la ristrutturazione come prima casa.

In realtà l’immissione di nuovi alloggi a canone sociale non si fermerà subito. Lo conferma la presidente di Itea Aida Ruffini: «Abbiamo 15 cantieri in corso, molti dei quali hanno subito rallentamenti per l’insolvenza di alcune imprese. Nei prossimi tre anni consegneremo gradualmente 285 appartamenti, localizzati soprattutto a Trento, Rovereto e Riva del Garda. Nel capoluogo sarà firmato a giorni il contratto di consegna di 28 alloggi a Gardolo, in due palazzine realizzate in legno». Ai circa 750 appartamenti Itea consegnati negli ultimi 6 anni in base al piano straordinario della Provincia, si sono aggiunti in media 350 alloggi di risulta all’anno. Nel 2014, primo anno con il budget in discesa, un rallentamento c’è stato, anche a causa del ritardo con le gare per la manutenzione, e Itea riuscirà a consegnare 280 alloggi. «Ma nei prossimi anni contiamo di tornare a una media di 320 - stima la presidente - significa che nel prossimo triennio riusciremo a garantire circa 400 alloggi all’anno, in linea con gli anni precedenti, un numero che copre l’8% della domanda di alloggio pubblico in Trentino dove ci sono 4.600 persone in graduatoria».

Complessivamente Itea arriverà ad avere oltre 11 mila alloggi di proprietà: significa che una famiglia su 18 sarà in un appartamento a canone sociale, «una situazione pari solo a Bolzano», sottolinea Ruffini. E quando ci saranno solo gli alloggi di risulta, basteranno? «L’edilizia pubblica deve servire a dare la casa a chi proprio non ce la fa e a calmierare i prezzi», risponde la presidente di Itea. «Dobbiamo passare da una filosofia assistenziale, per cui hai diritto a un alloggio pubblico a vita, ad una filosofia più dinamica, dove nel tempo chi può permetterselo paga di più. Per questo le nuove azioni per sostenere il canone moderato sono importanti».

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