emergenza immigrazione

Niente cucina, per i pasti è previsto un «catering»

L’edificio ospitava 300 militari, ma la capienza sarà ridotta alla metà. All’interno sempre presenti gli operatori delle cooperative di accoglienza



TRENTO. La palazzina militare al momento non è dotata di cucine: era infatti utilizzata dalle truppe solo per il pernottamento, mentre i pasti venivano consumati in un altro edificio. Per i migranti che richiederanno asilo la Provincia ipotizza la preparazione dei pasti altrove (da una società esterna) e il trasporto all’interno del centro di accoglienza. Quello di Trento - secondo le intenzioni della Provincia - dovrebbe accogliere persone di sesso maschile, mentre il centro di Marco di Rovereto sarà riservato al sesso femminile. Da parte della Provincia era stata avanzata la richiesta di una presenza più equilibrata tra uomini e donne sul territorio provinciale.

Attualmente – secondo dati forniti dalla Provincia, aggiornati al 30 settembre - in Trentino sono presenti 845 persone richiedenti asilo. Ma il numero è destinato ad aumentare perché il contingente destinato alla Provincia di Trento è stato fissato in 963 unità. Di questi circa 600 sono distribuite attualmente (più o meno equamente) fra Trento e Rovereto, un’altra sessantina di persone è ospitata alle Viote e una trentina a Baselga di Piné, con numeri inferiori negli altri centri della provincia. L’accoglienza è affidata a un gruppo di cooperative e associazioni a cui vengono riconosciuti i costi orari del personale impiegato e le spese di gestione amministrativa. Tutte queste spese sono rendicontate al commissariato del governo e rientrano - secondo quanto assicurato dall’assessore provinciale Luca Zeni - nei 30 euro al giorno a persona che lo Stato mette a disposizione per l’accoglienza dei migranti. Ecco le cooperative che si occupano dei migranti in Trentino: Croce Rossa italiana (comitato provinciale), Associazione Atas onlus, Cooperativa Arcobaleno, Associazione Centro Astalli, Associazione Fili, Cooperativa Città aperta, Associazione infusione, Associazione More, Cooperativa punto d’Approdo, Cooperativa Samuele, Associazione TraMe e Terra, Associazione Cif.

La richiesta di utilizzare le caserme dell’Esercito attualmnente sovradimensionate era arrivata proprio dalla Provincia autonoma di Trento nel corso di un vertice a Roma sull’emergenza immigrazione. E la caserma di via al Desert è risultata idonea, grazie all’edificio completamente inutilizzato. Secondo i tecnici gli impianti e le strutture sono comunque in ottime condizioni: «Tutto funziona» hanno spiegato. Ma ugualmente sono necessari interventi di adeguamento per il rispetto delle normative di sicurezza. E’ previsto anche un impianto anti-incendio, ma attivabile con un botone di emergenza (non automatico) visto che nella struttura è prevista la presenza 24 ore su 24 degli operatori delle cooperative incaricati dell’accoglienza.













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