Negli asili trentini frutta e verdura padovane

Ditta veneta vince la gara per la fornitura. Nessuna azienda locale ha partecipato. Merce per 234 mila euro l'anno


Luca Marognoli


TRENTO. Sarà una ditta padovana a fornire frutta e verdura fresche agli asili del Comune di Trento. Alla gara europea, che assegnava punteggi più alti a chi offriva "prodotti di prossimità", non ha partecipato nessuna azienda locale. E pazienza se il Trentino è conosciuto in tutta Italia (e anche altrove) per le mele della Val di Non, gli ortaggi della Val di Gresta e i frutti di bosco di Sant'Orsola.
Il punteggio attribuito ai partecipanti variava in base ad alcuni indicatori: la distanza da Trento del punto di stoccaggio delle merci, il possesso di certificazioni di qualità e l'impiego di procedure di autocontrollo, la qualità delle derrate (prodotti biologici, Dop o Igp) e il rispetto di criteri ambientali, dall'utilizzo di mezzi a basso impatto all'offerta di prodotti di prossimità. Al termine della procedura di gara, è risultata vincitrice la Carlevari Srl di Torreglia, in Provincia di Padova. L'appalto è per un ammontare di 234 mila euro annui e prevede una durata di 67 mesi.
Naturalmente nessuno contesta la bontà dei prodotti offerti dall'azienda padovana, la stessa - informano a Palazzo Thun - che forniva la merce in precedenza. Quello che può far riflettere è il fatto che non abbia partecipato alcuna azienda trentina (la Carlevari è stata l'unica a presentarsi). Così, nella "terra dei pomi" la frutta e la verdura arriveranno dal Veneto. Gabriele Calliari, presidente di Coldiretti, spiega che il fatto che l'azienda fornitrice non sia trentina non esclude che i prodotti, o almeno alcuni di essi, lo siano. E' possibile che i requisiti previsti dalla gara europea non favorissero una larga partecipazione. Sono infatti necessarie strutture di distribuzione di una certa dimensione e questo episodio - dice Calliari - potrebbe suggerire al Trentino di dotarsene, in modo da avere in futuro ditte trentine in grado di rifornire (magari di radicchio trevigiano) gli asili veneti.
Qualche curiosità: il modulo per l'offerta economica contempla le quantità presunte annuali dei rispettivi prodotti. Si va dall'aglio (40 chili) all'alloro (2 chili), dalle carote (12.900) ai cavolfiori (3.479), dalle banane (17.985) alle mele (13.614). Il totale dà 139.093 chili.
Le gare per la fornitura degli altri generi alimentari hanno visto vincitrici invece solo ditte trentine: Morelli di Pergine per latticini, alimenti freschi e secchi (347 mila euro l'importo), Segata di Cadine per carni e prosciutto (71 mila euro), Nordglace di Trento per verdure, pesce surgelato e gelati (69 mila). Deserta quella per pane e pasta per pizza.
Non è la prima volta che in Trentino arriva frutta "d'importazione". In primavera aveva fatto discutere il progetto promosso da Unione europea e Ministero dell'agricoltura, mirato a favorire una sana alimentazione nelle scuole elementari italiane facendo mangiare ai bambini più frutta e verdura, anziché snack o merendine. Bella iniziativa, ma nelle mense trentine erano arrivate mele di Cesena. A sollevare il "caso" il consigliere verde Roberto Bombarda, che pur apprezzando il progetto aveva invitato a promuovere i prodotti del territorio.

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