COMUNALI A TRENTO

Né snob né estremista. E così Cia

Ecco come i partiti hanno scelto il candidato. Tra veti e inconfessabili obiettivi


di Paolo Mantovan


A chi si domanda perché il centrodestra abbia scelto Claudio Cia come candidato sindaco è davvero difficile dare una risposta. Stiamo parlando del candidato sindaco di Trento, città capoluogo di provincia e di regione, nonché del candidato sindaco del centrodestra, ossia dell’ area che ha l’ambizione di governare la città, non semplicemente di proporsi per i banchi di opposizione. Che se fosse per quello, badate, Claudio Cia è senz’altro un ottimo candidato. Tutti ricordano le sue battaglie per i pannoloni e per i conigli. Claudio Cia (professione infermiere di sala chirurgica e attualmente consigliere provinciale) andò in consiglio comunale con un sacco della Tares pieno di pannoloni usati, dimostrando l’ingiustizia nei confronti di famiglie costrette ad usarli e dunque a riempire in fretta tanti, troppi sacchetti. E si fece tutta la seduta consiliare con un sacchetto addosso.

Poi tirò fuori dal cappello anche un paio di conigli e li portò in omaggio al sindaco dentro una gabbietta perché si ricordasse di liberare il cimitero dalle grandi famiglie di conigli che vi scorrazzavano (e che tuttora si ripresentano). Quindi merito al consigliere Cia, consigliere di conigli e pannoloni. Che a dirla così sembra quasi di fargli un torto. E invece no, perché Cia è consapevole e fiero delle sue azioni e delle sue battaglie.

Ma perché è spuntato Cia dal cilindro del centrodestra? Il motivo che viene sbandierato da tutti i soggetti politici della coalizione è che con il nome di Cia è stato possibile tenere unito il centrodestra. La verità è che non lo sanno bene neppure coloro che hanno deciso, perché per spiegarlo occorrerebbe confessare l’inconfessabile. Ad esempio che era meglio tacitare la lista Civica Trentina (di cui Cia fa parte e il cui leader è Rodolfo Borga), perché non pretenda troppo quando si dovrà andare a trattative per le politiche.

Ma andando in ordine cronologico si può ricordare che in un primo momento la Lega ha messo sul piatto il suo pezzo da novanta: Sergio Divina. Magari un po’ usurato da una lunga serie di candidature, ma pur sempre una garanzia per il Carroccio e un nome forte da contrapporre ad Alessandro Andreatta, specie in un’epoca di rinascita leghista con Matteo Salvini sempre più leader. Poi Forza Italia ha lanciato l’idea di una candidatura al femminile con Francesca Gerosa (la consigliera comunale che aveva lasciato Progetto Trentino). Progetto Trentino a sua volta ha proposto Michele Marchetti, consigliere della circoscrizione centro storico. Mentre la Civica di Borga ha messo in campo il «neoacquisto» Andrea Merler, proveniente dal Pdl nonché «berlusca-boy» perfetto per la trasmissione Gazebo. Ma proprio questa caratteristica è stata fatale per “falchetto” Merler. Innanzitutto è stato eliminato il candidato di Progetto Trentino Marchetti perché ritenuto troppo poco esperto: far fare il salto a un consigliere di circoscrizione sembrava azzardato a tutti. Poi Progetto Trentino ha bruciato tutti gli altri candidati. A cominciare da Gerosa che era come il fumo negli occhi visti i recenti burrascosi trascorsi nel movimento di Grisenti. Poi c’era Merler che era troppo berluschino per una compagine che non vuole esser tacciata di destrismo e Divina bruciato ovviamente per lo stesso motivo: troppo leghista. Per l’avvocato Merler era rimasto il sì della Civica e (“obtorto collo”) di Forza Italia. Su Divina restava la fedelissima Lega e c’era il sì di Fratelli d’Italia (d’altra parte Salvini e la Meloni vanno a braccetto). Ma Progetto Trentino ha detto no no no a entrambi. E nessuno se la sentiva di lanciare altri candidati. I giovani erano stati “azzoppati” per ritrosie e timori interni; il più navigato perché troppo navigato. Per sbloccare la situazione Marika Poletti di Fratelli d’Italia ha buttato lì il nome di Cia. Nessuno sapeva cosa controbattere. Ma soprattutto ha detto sì Progetto Trentino. E gli altri puntavano al sì di Progetto Trentino. Per non perdere quel pezzo di coalizione. Peraltro proprio PT è sembrato convintissimo del candidato, visto che il neopresidente del movimento di Grisenti e Viola, Marco Bettega, ha detto ai suoi che “Cia non risulta essere uomo di salotti né tantomeno estremista o populista. E poi la lista Civica ha appoggiato la nomina di Viola a vicepresidente del consiglio provinciale”.

Ecco quindi Cia, candidato sindaco del centrodestra. Non è estremista né populista. E soprattutto non è uomo di salotti. È uomo del popolo. Ecco perché (secondo molti nel centrodestra) Cia è l’uomo giusto.

E così Cia.

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