Mosna: «Io leader di governo non farò l’opposizione»

«Sono il candidato della gente normale. L’era Dellai è finita, il 27 ottobre l’alternativa è tra la società civile e il centrosinistra»


di Chiara Bert


TRENTO. Archiviata l’era di Lorenzo Dellai, che pure ha votato e sostenuto, per Diego Mosna oggi l’alternativa - tra cui i cittadini trentini saranno chiamati a scegliere il 27 ottobre - è tra la società civile e il centrosinistra. E lui, l’uomo vincente del volley, il famoso imprenditore con i baffi oggi candidato presidente della Provincia di una coalizione di liste civiche, è sceso in campo «per rappresentare la gente normale», «quelli che non sono mai stati iscritti a un partito e oggi sono distanti dalla politica». Se vincerà, assicura che risolverà il conflitto d’interessi dimettendosi dalle cariche nelle sue società. Se non vincerà, conferma che non rimarrà in consiglio a fare il leader dell’opposizione: «Non è il mio ruolo».

Presidente Mosna, tornato dalle ferie?

Magari, ho solo fatto qualche fine settimana. Il resto erano viaggi di lavoro.

Già immerso in pieno nella campagna elettorale?

Il lavoro c’è, non c’è solo la politica devo anche predisporre tutto quello che non farò in azienda. Devo riorganizzare la mia vita, per i prossimi due mesi in primis, poi si vedrà.

Ripartiamo dalla sua investitura, che dentro Progetto Trentino è stata dibattuta. C’è chi voleva Silvano Grisenti leader. Non si sente un candidato zoppo, all’ombra dell’ex superassessore?

No, perché io non sono il candidato solo di Pt. Pt è una parte importante di una nuova coalizione che raggruppa molte altre liste civiche, anche se Pt rappresenta la parte numericamente più rilevante. La scelta più difficile è stata sicuramente quella di Silvano Grisenti di non proporsi come candidato presidente della coalizione, ma è stata difficile anche la mia di partecipare senza una lista di miei candidati. Io faccio da collante.

Ci ha pensato, ad una lista sua?

Certo che ci ho pensato, mi sembrava un modo per sfruttare al massimo una lista composta per intero da persone nuove, ma bisognava avere molto più tempo, e poi mi avrebbe posto nella condizione di non essere più una figura super-partes per la coalizione.

Come sarà composta alla fine questa coalizione?

Siamo all’inizio di uno sforzo comune, abbiamo costituito una cabina di regia della coalizione composta da 7-8 persone, due per ogni forza politica, che farà le scelte politiche. Ci saranno Progetto Trentino, Fare e le liste civiche di Gosetti, Amministrare il Trentino di Giovanazzi e aspettiamo nelle prossime ore l’ok definitivo dalla Civica Trentina di Borga. Poi c’è Devis Tamanini, ex Patt, una componente della coalizione che non so ancora se farà una sua lista o confluirà in una civica.

Torniamo a Grisenti. La sua situazione giudiziaria, con una condanna definitiva per truffa e un procedimento ancora in corso non rappresenta un problema?

Di fatto è un peso per lo stesso Silvano Grisenti che deve sopportare un macigno, ma non demorde in quella che considera una missione di dedicarsi al suo territorio. Le vicende sono al vaglio della coscienza e della conoscenza della persona, e gli elettori esprimeranno la loro opinione con il voto. Ma il suo passo indietro gli rende onore.

Eppure in queste settimane la politica ruota attorno alle conseguenze della condanna di Silvio Berlusconi...

C’è una sproporzione evidente tra le due situazioni. In un caso parliamo di milioni di euro, dall’altra di 500 euro. Per me questo ha valore.

Come sarà la sua campagna elettorale? Quella dell’imprenditore vincente che si contrappone alla classe politica?

Il mio percorso professionale lo conoscono in molti e non voglio che sia l’elemento determinante. Io vorrei rappresentare la gente normale, persone che non sono mai state iscritte a un partito ma che hanno subito la politica e non la vedono più partecipe ai loro bisogni. Sarà la gente comune a far vincere una coalizione. Cercherò di colmare questa distanza mettendo al governo il più possibile persone della società civile.

Un voto post-ideologico?

Queste sono elezioni amministrative, il Trentino con 500 mila abitanti è un medio Comune italiano. Vorrei tenere lontana l’ideologia.

Ma qual è la distanza sostanziale tra la sua coalizione e il centrosinistra?

Io non cercherò la competizione esasperata sui programmi. Dovremo affrontare un bilancio in netta diminuzione, e uno dei problemi principali non saranno i tagli ma come aumentare la ricchezza del Trentino per affrontare il problema della disoccupazione giovanile. Questa è la priorità, al pari dell’impegno per l’istruzione.

Insisto. Qual è il giudizio sul governo di centrosinistra degli ultimi 15 anni e in cosa consiste la vostra alternativa?

È estremamente difficile dare giudizi perché si viveva in tempi in cui le risorse consentivano di fare errori anche grossolani.

Per esempio?

Non vorrei entrare nello specifico, ci sarà tempo. Ma l’impegno finanziario della Provincia in tanti programmi sarà da rivedere.

Da dove dovranno partire i tagli? Servirà una scure più pesante sulla macchina provinciale?

Più che dai tagli bisogna partire dalla creazione di nuove risorse. E poi io più che di tagli parlerei di tagli ma di riqualificazione per valorizzare le risorse umane che sono il patrimonio non solo delle aziende private ma anche dell’ente pubblico. L’aumento della produttività porta notevoli benefici per la gente che oggi subisce una burocrazia arrivata a livelli esasperati. Io non ho oggi dati precisi, ma dico che le consulenze e gli incarichi in posizioni che potrebbero essere ricoperte da personale interno alla Provincia sono ambiti in cui si può ancora agire più di quanto non sia stato fatto. E un’analisi dei costi a certi livelli andrà fatta: so perfettamente che gli stipendi non si toccano, ma ci sono dei benefit e delle diarie aggiunte che a certi livelli dirigenziali andranno rivisti.

Nel suo manifesto lei ha parlato anche di riduzioni delle indennità per i consiglieri. Cosa propone?

Io partirò riducendo immediatamente il mio stipendio e proponendo altrettanto alla giunta. Dev’essere un segnale forte e mi impegno a darlo. So le difficoltà che ci sono a livello regionale, ma con buona volontà si può farlo.

Sono troppi 5 mila euro di indennità al mese?

Un ulteriore segnale di riduzione secondo me va dato. Dopodiché chi fa politica dev’essere remunerato perché altrimenti nessuno rinuncerebbe alla propria attività, ma occorre premiare chi più produce.

In tanti le hanno contestato la vicinanza a Dellai. Lei stesso ha dichiarato che tra Dellai e Grisenti non vede tutta questa differenza. Come si spiega allora che oggi lei sia il leader della coalizione avversaria del centrosinistra?

Non ho proprio detto così. E poi il passato è passato. Che Dellai abbia fatto bene è inconfutabile. Lo stesso penso di Grisenti, che hai tempi ho votato anch’io, perché ha lavorato moltissimo facendo anche scelte difficili, una tra tutte la gestione delle nostre strade.

Dunque si tira una riga sul passato?

Oggi non c’è Dellai che governa, oggi ci sono due alternative, una di centrosinistra e una della società civile.

Ugo Rossi ha contestato questa contrapposizione e rivendica di essere un cittadino prima che un amministratore.

Saranno gli elettori a scegliere le persone. Io non vado contro Rossi, che tra l’altro ho visto tre volte in vita mia. Io proporrò le mie idee.

Se la sua coalizione sarà all’opposizione, lei conferma che non starà in consiglio?

Mi è stato proposto di rappresentare la coalizione per la carica di presidente, se mi avessero chiesto di fare il consigliere avrei detto di no perché sento che è un lavoro che non riuscirei a fare bene. Se perdo vuol dire che ho fallito e mi ritiro, non vuol dire denigrare le istituzioni. Io non sono un leader di opposizione, ma di governo. L’opposizione la farà chi è più bravo di me.

Se invece vince e sarà presidente della Provincia, come intende risolvere il suo conflitto d’interesse visto che la Provincia ha una partecipazione nella sua società?

Va risolto per intero, non devo avere conflitto d’interessi, me ne sto occupando e mi dimetterò dalle mie cariche societarie, ci mancherebbe. Non posso fare diversamente, anche perché nel caso di un incarico di presidente devo dare il 100% di me stesso, su questo non ci sono compromessi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano