Mosna: contro di me quasi una cupola

Lo sfogo: «Quando mi confronto con sindacati, Cooperazione e categorie economiche vengo regolarmente frainteso»


di Paolo Morando


TRENTO. Dà la sensazione di sentirsi un po’ accerchiato, Diego Mosna. Dice d’aver contattato in queste settimane sindacati, Cooperazione, categorie economiche, ma che sempre, poi, «qualsiasi cosa ho detto loro è stata male interpretata». E tanta è la frustrazione da spingerlo a definire addirittura con un termine buono per Cosa Nostra, una «cupola», questo intreccio tra Provincia e mondo economico, inscalfibile muro di gomma contro cui si trova a battere la testa. Ma è solo un attimo. «No, cupola, forse è troppo», ammette. Ma quel passaggio, ieri mattina nella sala conferenze di Interbrennero, davanti ai candidati delle sei liste della sua coalizione e a tanti altri sostenitori, dà la misura dello stato d’animo dell’imprenditore in questa nervosa campagna elettorale. Che comunque vada a finire, ieri per le “Civiche per il Trentino” è partita ufficialmente con toni ottimisti e battaglieri. Al tavolo assieme a Mosna, di fronte a centinaia di persone, i coordinatori delle sei liste: Italo Gosetti di Insieme per l’Autonomia, Rodolfo Borga per la Civica Trentina, Nerio Giovanazzi di Amministrare il Trentino, Devis Tamanini per Autonomia 2020-Nuovo Trentino, Andrea Bonetti di Fare Trentino e il presidente di Progetto Trentino Mauro Dorigoni. Non tutti candidati: è il caso proprio di quest’ultimo e di Gosetti. Il che, prima di intervenire a chiusura dei discorsi degli alleati, dà a Mosna il destro per chiamarne sul palco altri tre. La prima è Caterina Dominici, invitata a spiegare le ragioni del grande passo da uno schieramento all’altro. Solo perché il Patt non l’ha ricandidata, no? Macché: «Come si fa a definirsi autonomisti se si pensa solo al potere personale, se ci si dimentica dei bisogni concreti della propria gente e se si distribuiscono risorse a tutto il mondo invece che a noi trentini?», tuona Caterina la Rossa con evidenti riferimenti a Rossi e all’assessore alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami. Poi tocca a un’emozionatissima Ilaria Goio, candidata di Progetto Trentino, infine ecco Mauro Ferretti, cinque anni fa eletto in Consiglio provinciale con la Civica per Divina e ora nella lista di di Insieme per l’Autonomia. E chissà che ne pensa Marco Sembenotti della Civica Trentina, che subentrò proprio a Ferretti dopo una lunga battaglia giudiziaria per via di complicate questioni di ineleggibilità.

Tolto Mosna, l’applausometro di Interbrennero indica chiaramente il vinciore: è Rodolfo Borga. Che, pur parlando di adesione alla coalizione «ponderata e contrattata», entusiasma la sala spiegando che il centrosinistra ha talmente paura da mettere in giro tra i dipendenti provinciali la voce che, se vincesse Mosna, in piazza Dante scatterebbero licenziamenti di massa. E ancora: «Ho letto un’intervista a tutta pagina di Rossi, che diceva “basta agli intrecci tra politica ed economia”: ma ha avuto cinque anni di tempo e non ha fatto nulla, vorrà dire che ci penseremo noi». Particolarmente efficace anche Tamanini, specie a proposito di sussidiarietà e Comunità di valle (ovviamente in opposizione tra loro). Strappa anche risate, il sindaco di Vattaro, quando spiega che per un autonomista come lui stare con Mosna piuttosto che con Rossi viene facile, per via dei baffoni alla Cecco Beppe del primo. E chiude ad effetto: «L’endorsement di Schelfi per Rossi? Un vantaggio per noi». Un cenno però va a tutti: l’orgoglio di Gosetti («il Trentino migliore è in questa sala»), quello di Giovanazzi («giusto dire basta ai partiti nazionali, io l’ho fatto già tanto tempo fa») e il liberalismo di Bonetti («dobbiamo essere imprenditori di noi stessi»). Mentre Dorigoni, per non sbagliare, chi ti cita? Ma Silvano Grisenti, ovvio: «È tempo di scrivere un nuovo linguaggio per una nuova pagina di storia trentina». Poi microfono a Mosna, per accennare agli otto punti del programma: Autonomia, istituzioni ed Europa, Lavoro e imprese, Famiglia, welfare e sanità, Agricoltura, ambiente, territorio e turismo, Scuola e formazione, Cultura, Economia, ricerca e sviluppo, infine Sport e tempo libero. Il tutto in una sessantina di pagine introdotte da “Principi e valori”. E se Rossi a suo tempo aveva indicato in 132 le priorità del suo programma, Mosna lo straccia: qui le “azioni” sono addirittura 287.

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