Mosna chiude la porta a Forza Trentino e Lega

Vince la linea Grisenti: non cambiano i confini della coalizione di civiche. Il candidato presidente: «Ora mi aspetto insulti, ma restiamo coerenti»


di Paolo Morando


TRENTO. Diego Mosna chiude le porte a Forza Trentino e Lega Nord Trentino: i confini della coalizione che lo sostiene come candidato presidente restano dunque immutati, così come il suo carattere “civico”. Nell’ambito di “Civiche per il Trentino”, questo il nome dello schieramento ufficializzato ieri dallo stesso Mosna, non c’è insomma spazio per partiti di respiro nazionale. E la loro territorializzazione, in particolare quella dell’ex Pdl ora diventato appunto Forza Trentino, non viene giudicata sufficiente. Lo ha deciso la “cabina di regia” della coalizione, riunita ieri pomeriggio con esponenti di tutte le forze che la sostengono: Dorigoni per Progetto Trentino, Sembenotti per Civica trentina, Gosetti per Insieme per l’autonomia, Eccher per Amministrare il Trentino e Franceschini di Fare per fermare il declino, oltre a rappresentanti di quegli autonomisti non schierati con il Patt. Sul tavolo, la richiesta di adesione alla coalizione avanzata dai maggiori partiti di quel centrodestra che cinque anni fa contese a Dellai la presidenza della Provincia. La risposta, affidata in via ufficiale a un comunicato, è firmata dallo stesso Mosna. Ed è questa: «“Civiche per il Trentino” nasce dalla volontà di valorizzare forze politiche e movimenti territoriali contraddistinti da una spiccata discontinuità con i partiti politici nazionali in termini di contenuti, stile e legami. Coerenza e trasparenza nei confronti degli elettori che sposeranno la scelta della nostra coalizione hanno indotto a ritenere inaccettabile l’estensione dell’alleanza ai due richiedenti, cui peraltro rivolgiamo gli auguri di un buon proseguimento della campagna elettorale».

Non si tratta di una sorpresa. Per come si erano messe le cose, alla vigilia una decisione opposta sembrava davvero improbabile. Anche perché ad avversarla era soprattutto Grisenti. Al tavolo della cabina di regia, alla fine, la decisione è stata presa in maniera pressoché unanime. Benché non fosse un mistero che alcuni, ad esempio Marco Sembenotti, fossero di tutt’altro avviso e abbiano provato fino all’ultimo a far valere le ragioni di un’apertura: ragioni principalmente di matematica elettorale, visto che si sarebbe trattato di far transitare all’interno della coalizione preziosi pacchetti di voti. Ma se questo era il pro, alla fine ha vinto comunque il contro. Che sostanzialmente si può sintetizzare così: chi lo dice che, comprendendo nella coalizione Forza Trentino e Lega Nord, alla fine non si perda un numero di voti maggiore di quelli in entrata? Un ragionamento tutto sommato semplice, che fa leva sulla possibilità che l’elettorato veda sfumare il carattere di novità della coalizione che sostiene Mosna, appunto svincolata da appartenenze partitiche tradizionali. Lo spiegava ieri anche Rodolfo Borga, della Civica trentina, impossibilitato a partecipare alla riunione della cabina di regia per via di un altro impegno improvviso: «La nostra collocazione è chiaramente alternativa al centrosinistra ma, con il dovuto rispetto verso la storia politica di ognuno, si tratta prima di tutto di un progetto di respiro territoriale. Un eventuale allargamento della coalizione non avrebbe potuto che basarsi su questo presupposto». E se è vero che Fare per fermare il declino è un movimento politico nazionale, paragonarlo a Pdl e Lega Nord sembra una forzatura.

Alla fine, sentiti tutti i pareri, valutati i pro i contro, la sintesi l’ha fatta Mosna. Che così, al termine della riunione, commentava la decisione: «Non abbiamo accettato la richiesta di adesione di Forza Trentino e Lega Nord perché non ve ne erano le condizioni. Alla base del nostro progetto rimane la valorizzazione dei movimenti che la compongono e che si distinguono dai partiti nazionali. Un’apertura della coalizione, sotto questo punto di vista, è stata giudicata come un legame troppo forte». Sa bene Mosna, ora, di dover affrontare un prevedibile fuoco di fila di critiche da parte dei mancati alleati. Per non dire di peggio. «Mi aspetto insulti, ma scendere a quel livello non è nel nostro stile, men che meno nel mio. Ripeto: non sussistono le condizioni. La nostra è una scommessa nella gente comune, consiste nel provare a proporre qualcosa di concreto nella gestione della cosa pubblica, staccandoci dalle logiche partitiche tradizionali: una visione più vicina ai problemi che vivono tutti i giorni le famiglie e le aziende. E credo che restare legati alle logiche della politica nazionale non ci metta nelle condizioni di poterlo fare». E ammette, Mosna, che di numeri (voti, percentuali) al tavolo si è parlato a lungo: «Ma rispetto alle questioni algebriche, anche qui è prevalsa la trasparenza verso i nostri principi, verso quanto abbiamo promesso fin dall’inizio di questa avventura. Cercheremo i voti sia destra sia a sinistra ma tenendo la barra issa al centro, cercando di far arrivare il nostro messaggio a tutti, soprattutto gli indecisi e i delusi dalla politica». Sperando che basti.

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