la sciagura

«Morti in Nepal, ora portiamoli a casa»

L’obiettivo del soccorso alpino con Rosati e Corona impegnati sul posto. La Provincia di Trento ha dato la disponibilità a inviare uomini e mezzi


di Andrea Selva


TRENTO. «Ora riportiamoli a casa». Gli amici del soccorso alpino vogliono che la salma di Oskar Piazza e della collega marchigiana Gigliola Mancinelli, travolti da una valanga nel villaggio nepalese di Langtang, tornino a casa. Un obiettivo a cui contribuirà Piergiorgio Rosati, l’elicotterista trentino che era volato in Nepal per un periodo di volontariato (una missione programmata prima del terremoto) e che subito si è messo al servizio della macchina dei soccorsi. Ieri il pilota trentino ha promesso: «Nei prossimi giorni cercheremo di recuperare Oskar e Gigliola. In questa operazione c’è una parte emozionale molto forte, perché Oskar era un amico vicinissimo, con cui lavoravo spessissimo a bordo dell’elicottero, esattamente come Gianpaolo Corona (l’alpinista del Primiero che era impegnato in una spedizione con il collega valdostano Francoise Cazzanelli, ndr) che verrà con me a prenderlo».

Ieri Rosati ha inviato alcune fotografie del villaggio di Langtang, distrutto da una valanga di neve e pietre che aveva un fronte di 700-800 metri e un’altezza di 200 metri e ha descritto una situazione drammatica: «Ci sono molte persone in difficoltà, tu atterri con l’elicottero e ne puoi portare via 5 o 6 per viaggio e questi vogliono saltar su in 50: è quasi una guerra civile, per cui bisognerebbe andare dentro armati. Se domani il tempo è migliore riusciremo a portarne via tantissimi».

Volando con l’elicottero Rosati ha visto molti paesini distrutti senza anima viva: «Se questi paesini erano abitati, vuol dire che sono tutti là sotto. Ci sarà un grandissimo lavoro per tirare fuori queste persone. La valanga che ha colpito Langtang mi ricorda tantissimo la Valtellina - ha detto ancora Rosati - con questo soffio di vento che ha abbattuto gli alberi di fronte, che era un misto di ghiaccio e terra. I ghiacciai sono diventati grigio scuro per via della tantissima polvere».

Il problema è portare le salme da Langtang a Kathmandu, dove poi potranno essere imbarcate su un volo della protezione civile italiana. Luisa Zappini, compagna di Oskar Piazza, ha manifestato ancora l’intenzione di raggiungere il Nepal per vedere il corpo del compagno di vita, di lavoro e di avventure in alta quota. Secondo il racconto di uno dei compagni di Piazza - Nanni Pizzorni - il soccorritore trentino sarebbe stato estratto ancora in vita dalle macerie, per morire poco dopo.

I corpi di Renzo Benedetti e Marco Pojer sono nella stessa zona e un grosso aiuto per il loro recupero potrà venire dal fassano Attilio Dantone, anche lui soccorritore alpino, gestore del rifugio Viel del Pan, che è riuscito a salvarsi da una frana rifugiandosi sotto una roccia e ora è a Kathmandu con l’altra trentina superstite, Iolanda Mattevi.

Intanto la Provincia autonoma di Trento ha dato la disponibilità a intervenire nell’ambito di un’operazione di soccorso italiana, mettendo a disposizione uomini con competenze alpinistiche (si parla di quattro o cinque uomini del soccorso alpino) e mezzi: «Sarà il dipartimento nazionale di Protezione civile a indicare i modi e i tempi di un nostro intervento» ha detto il dirigente della Protezione civile trentina, Roberto Bertoldi. Mentre il presidente del soccorso alpino trentino - Adriano Alimonta - ha detto che i soccorritori presenti sul posto (perché erano in Nepal per altri motivi) sono già stati coinvolti nelle operazioni di soccorso.

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