Mortale all’estero, maxi risarcimento 

La Cassazione ribalta le sentenze trentine: soldi anche ai nipoti ed ai fratelli



TRENTO. La Corte Suprema di Cassazione, terza sezione civile, ha stabilito che la Società Cattolica di Assicurazione dovrà risarcire anche i familiari non conviventi (nipoti e fratelli) di Lumani Servet, 48 enne di origini macedoni emigrato a Trento per lavoro, morto in Serbia per incidente stradale nell’agosto del 2007. I familiari, assistiti da “Giesse Risarcimento danni” di Trento, gruppo specializzato nel risarcimento di incidenti stradali mortali, hanno visto così accolte le loro istanze, disattese nei primi due gradi di giudizio dal tribunale ordinario e dalla Corte d’Appello di Trento. Lumani Servet muore la mattina del 3 agosto 2007 a causa di un incidente stradale accaduto nelle vicinanze di Belgrado, in Serbia. L’uomo, operaio edile, sta rientrando nel Paese di origine proveniente dall’Italia per far visita agli anziani genitori. Partito da Trento nella notte del 2 agosto assieme a un connazionale, dopo aver guidato per svariate ore, lascia il volante all’amico e prende posto sul sedile accanto. Per la guida imprudente del conducente, la Volkswagen Golf esce di strada, ribaltandosi più volte. Lumani perde la vita. In primo grado e in appello, applicando la legge Serba, il risarcimento viene riconosciuto solo ad alcuni degli aventi diritto. La Cassazione ribalta la sentenza. Risarcimento anche a fratelli e nipoti non conviventi del defunto. «Se la legge straniera è contraria ai principi fondanti della nostra Costituzione, va disapplicata».















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