il pericolo

Mori si scopre a rischio sotto la roccia

I geologi: «Un diedro di circa 500 metri cubi si sta staccando dalla montagna». Barozzi e Mellarini: «Niente allarmismi»


di Matteo Cassol


MORI. «Nessun allarmismo», hanno detto in coro - mentre comunque sottolineavano la necessità di intervenire al più presto con un vallo-tomo - l'assessore provinciale Tiziano Mellarini e il sindaco di Mori Stefano Barozzi riguardo alla grossa porzione di roccia che minaccia la borgata. Di certo, però, leggendo la relazione di approfondimento geologico sul diedro roccioso a monte dell'eremo di Montalbano non sembrano esserci molti motivi di tranquillità.

«Le dimensioni del volume roccioso - scrive il geologo Giacomo Nardin - e le evidenze di fessure persistenti e aperte a tergo dello stesso hanno richiesto un urgente intervento di approfondimento». Il volume complessivo del diedro raggiunge circa 500 metri cubi di roccia, con corpo centrale dell'altezza di 12-14 metri: «Sulla base delle indagini e degli approfondimenti effettuati - afferma il tecnico - è possibile ritenere che l'intero diedro individuato sia completamente disconnesso attraverso un sistema di fessure aperte dal retrostante ammasso roccioso. L'unica struttura di resistenza che sembra riuscire a contrastare il collasso dell'ingente volume roccioso sembra costituita da un argine di roccia che si individua nel terzo inferiore del diedro e che risulta particolarmente riconoscibile sul lato ovest».

In pratica, i 500 metri cubi del diedro pericolante potrebbero essere "appesi a un filo", fatte le debite proporzioni geologiche. «La pervasività delle fessure di trazione - prosegue Nardin - permette di ipotizzarne con ragionevole sicurezza la completa disgiunzione dal retrostante ammasso roccioso. La presenza di un forte aggetto del diedro soprattutto nel settore ovest ne pregiudica sicuramente le condizioni di stabilità, rendendolo sicuramente esposto a fenomeni di criticizzazione anche molto rapidi».

Il geologo propone anzitutto una contromisura di controllo: «Fondamentale per comprendere la reale dinamica del volume roccioso sarà l'installazione di un sistema di monitoraggio sulle fessure a tergo lato est e sull'argine in roccia che sostiene il piede del diedro sul lato ovest, con estensimetri ad acquisizione automatica. I dati estensimetrici potranno permettere di comprendere sin da subito eventuali movimenti del diedro e potranno essere utilizzati per realizzare un sistema di allerta per l'eventuale fase di lavorazione per la stabilizzazione o rimozione del diedro».

Oltre al corpo principale, i rilievi hanno permesso di notare la presenza di volumi rocciosi isolati tanto sul versante est sia sul versante ovest. Sul versante est i volumi rocciosi sono generalmente di dimensioni inferiori ma sono sovrapposti ed evidentemente aggettanti. Sul versante ovest sono sostanzialmente solo due ma hanno un volume complessivo di almeno 20 metri cubi. Dal punto di vista geologico generale l'ammasso roccioso appartiene ai calcari grigi che nel settore di studio vedono la transizione da valle verso monte dalla formazione del Monte Zugna al calcare oolitico di Loppio.

L'area è collocata in un tratto di versante subverticale che sovrasta la "conoide detritica" che degrada progressivamente verso l'abitato di Mori. Dopo aver esaminato la relazione di Nardin, dalla Provincia hanno deciso di accelerare con il progetto di messa in sicurezza dell'abitato, dando priorità assoluta al versante sopra via Teatro, mentre inizialmente si era pensato di partire con più "calma" - e condivisione con la popolazione - da Ravazzone, su cui esattamente un anno fa si abbattè una frana che era arrivata fino al parco giochi della frazione. La soluzione individuata per la borgata, come abbiamo spiegato nei giorni scorsi, è un vallo-tomo di circa 300 metri di lunghezza a ridosso delle case. Una soluzione poco gradita dai residenti, in particolare dai proprietari dei terreni sacrificati.

 













Scuola & Ricerca

In primo piano