Mori, famiglia sfrattata l’appello su facebook

Elisabetta Cangianiello chiede aiuto sulla pagina social “Sei di Mori se...”
«Abitiamo nella borgata ma non siamo residenti, siamo disoccupati e malati»


di Matteo Cassol


MORI. Problemi anche "intimi" e solidarietà fanno sempre più capolino sui social network. È il caso di una coppia domiciliata sul territorio moriano che ha portato sulla piazza virtuale del gruppo “Sei di Mori se…” su Facebook una situazione delicata, riguardante uno sfratto e la prospettiva più che concreta di finire proverbialmente “sotto a un ponte”.

«Buonasera a tutti - ha scritto Elisabetta Cangianiello - mi vergogno un po' di fare questa richiesta di aiuto ma la paura supera il tutto: tra una settimana io e il mio compagno saremo in strada e quindi altro che Facebook… Perciò vi chiedo di aiutarci a trovare una qualsiasi sistemazione, che noi finora non siamo riusciti a trovare a causa del fatto che il mio compagno (si chiama Lucio) è troppo timido mentre io non esco di casa ormai da anni e quindi anche se siamo qui a Mori da dicembre 2009 non conosciamo anima viva. Ma tra una settimana volenti o nolenti saremo dei senza tetto… Non abbiamo neanche più la macchina perché troppo vecchia, tre anni fa abbiamo dovuto rottamarla! Lucio non riesce a trovare lavoro, non abbiamo familiari che ci possano aiutare e io ho attacchi di panico e il doc (disturbo ossessivo-compulsivo, ndr.) causato da troppo stress».

L’aggravante è che ai due manca la residenza e questo sembrerebbe costituire un ulteriore ostacolo: «Neanche l'assistente sociale o al municipio ci prendono in considerazione, dicendoci che per loro non esistiamo in quanto non residenti. Ma noi non sapevamo di avere diritto a richiedere la residenza e ovviamente ora che ci hanno sfrattati non possiamo prenderla! Ho paura… Se sto in strada tempo un giorno e sarò morta! Abbiamo anche tanti scatoloni con le cose nostre che ora perderemo perché non sappiamo dove metterle! Qualcuno ci aiuta?».

Dal punto di vista legale - la donna ammette di aver smesso di pagare l’affitto, ma contesta i contratti applicati e l’impossibilità di ottenere la residenza - sembrerebbero essere scaduti tutti i termini per poter fare qualsiasi cosa. L’altro giorno è arrivato per la seconda volta l'ufficiale giudiziario: «Se tra una settimana non andiamo in strada - spiega Cangianiello - verranno i carabinieri a portarci via con la forza e sono talmente terrorizzata che non so descriverlo. L’appello è stato raccolto in primis dal Patt con Cristiano Moiola e Paola Depretto (il primo, che intende incontrare la donna a breve, ha fatto sapere che se necessario porterà la questione all'attenzione del prossimo consiglio il 15 febbraio e che spingerà perché la coppia sia ospitata in uno degli appartamenti a disposizione del Comune, anche spostando altrove i profughi attualmente presenti), nonché dall’assessore Alice Calabri, che sulla vicenda ha annunciato di voler informare l’assessore competente Roberto Caliari.

 













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