Molotov sul campo nomadi di Piedicastello

Almeno cinque episodi in due mesi, l’ultimo questa mattina. Gli abitanti: «Abbiamo paura»



TRENTO. Bottiglie incendiarie lanciate nella notte su un campo nomadi abusivo, a Trento, stanno creando grande paura ai sinti che ci vivono. Le molotov sono finite tra le roulotte, senza causare danni, nè provocare feriti, ma tra i circa trenta abitanti del campo il timore è che possa capitare qualcosa di peggio dello spavento. Sono due famiglie allargate, adulti e bambini, tutti di Trento, con altre persone che vivono nelle case in città e che vanno e vengono dal campo, che si trova nella zona ovest, quella di Piedicastello, poco fuori dal centro storico, al di là del fiume Adige.

L'ultima bottiglia incendiaria è arrivata la notte appena trascorsa, ma sono in tutto già più di cinque in due mesi gli episodi. Così a inizio maggio i sinti si sono decisi a denunciare i fatti alla polizia e oggi anche alla stampa. Sembra che le molotov vengano lanciate dall'alto, da una rotonda stradale sopraelevata, che guarda sul terreno dove ci sono le roulotte, che non hanno nelle vicinanze case dei residenti. In un'occasione, a quanto hanno raccontato oggi, le bottiglie lanciate sono state anche due insieme e stanotte le fiamme hanno lambito una roulotte, ma nel campo si sono svegliati e hanno spento in tempo le fiamme. Di rivendicazioni non sembra esserci traccia, anche se dicono qualcuno sia passato urlando: «Vi bruceremo tutti». In solidarietà agli abitanti del campo oggi, appresa la notizia, il centro sociale Bruno, che ha la nuova sede proprio nel quartiere, è andato sul posto.

«L'ultimo episodio è di stamattina erano le 9.30 e la bottiglia incendiaria è arrivata vicino alla roulotte dove c'erano marito moglie e due bambini. Per fortuna erano svegli e hanno spento. Così siamo a sette episodi». Il racconto, raccolto da chi si è occupato di diffondere la notizia alla stampa, è di Alessandro Held, uno dei sinti che vivono in un campo abusivo a Trento, dove gli episodi del genere si ripetono. «Vorrei fare qualcosa - spiega - e così gli altri di quest'area provvisoria, ma non sappiamo come uscirne. Abbiamo denunciato le cose alla Questura e penso che sorveglieranno di più e anche noi faremo dei turni. Non pensavo che succedesse in una città tranquilla come Trento. Se s'incendia una roulotte non la spegni più». «All'inizio - continua - pensavamo fosse un esaltato, una bravata, ma adesso secondo me c'è qualcosa dietro, vogliono veramente sterminare una famiglia». L'area in cui vivono è abusiva e con una microarea ufficiale - sostiene Held - non sarebbe successo, perché sarebbe illuminata e si potrebbero mettere delle telecamere. La aspettiamo da tre o quattro anni, ma non se n'è più parlato. Siamo senza elettricità e acqua in una città considerata tra le più vivibili d'Italia e siamo trentini da generazioni».













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