«Migranti, dobbiamo aprire le porte» 

Don Maffeis, portavoce della Cei, sul caso della nave Diciotti: «Le diocesi ne accoglieranno 100»



TRENTO. «I poveri non possono essere strumentalizzati». Lo dice Ivan Maffeis, portavoce della Conferenza epsicopale italiana (Cei), che ha deciso di ospitare e accogliere cento dei migranti rimasti bloccati per giorni a bordo nella nave Diciotti per il veto del governo italiano a sbarcare. Sabato sera la soluzione. «Come si è arrivati a questa decisione? Offrendo accoglienza, offrendo la possibilità di farci carico di quelle persone. La situazione di stallo era insostenibile. La proposta è stata della Chiesa». Il portavoce spiega poi che la richiesta del Ministero era che i migranti fossero accolti dai paesi dell’ Unione e dall’ Europa, ma il braccio di ferro ha portato allo stallo ben noto alle cronache. «Si è preferito aprire le porte e non fare degli appelli» sottolinea Maffeis riferendosi a quella che chiama una «situazione insostenibile per un paese democratico». Per la Cei, dunque, serviva una via d’uscita a fatti inconciliabili con la politica comunitaria. «Il fenomeno migratorio ha una portata enorme, talmente grande che non potrà essere affrontato da un paese semplicemente perché si trova sul Mediterraneo. «Il tema va affrontato insieme. Questo non significa condividere la strumentalizzazione dei poveri. La politica deve trovare altre strade» rimarca Maffeis mentre ribadisce che «i poveri non vanno strumentalizzati». Esiste un protocollo che, nelle prossime ore, porterà all’individuazione delle strutture della Chiesa nelle quali i cento migranti della Diciotti verranno ospitati.

«Sono tante le diocesi che hanno offerto la propria disponibilità, da Torino alla Sicilia. Penso a Brescia, Bologna, Rossano Calabro, Agrigento. Ne cito solo alcune, non ho ancora il quadro completo. In queste ore, grande la disponibilità dei vescovi che ci hanno chiamato». L’accoglienza da parte della Chiesa, in casi come questo, potrà ripetersi? «La situazione non è straordinaria - nota ancora Maffeis- Oggi, nelle strutture ecclesiali, vengono ospitati tra i 26 mila e i 30 mila migranti. L’eccezione è legata alla situazione di stallo. La chiesa ordinariamente accoglie». Dunque, l’accoglienza offerta, in queste ore, non va amplificata, dal momento che è legata ad una emergenza contingente «una soluzione che non può sostituirsi alla politica».

Lo stallo quasi insuperabile ha fatto propendere la Chiesa verso l’apertura delle porte delle proprie strutture, strutture che pare siano state individuate in misura ben maggiore rispetto alle richieste. Secondo la Cei, nelle dichiarazioni rilasciate dal suo portavoce anche alle televisioni «da una parte il governo ha usato queste persone per forzare l’Europa ad una risposta che si è rivelata alquanto parziale, Albania ed Irlanda». C’è dunque attesa per vedere quali saranno le diocesi che, alla fine, ospiteranno i cento migranti della Diciotti. Verrà individuata, è stato più volte detto, la sistemazione migliore. Intanto le disponibilità dei vescovi, dal nord al sud dell’ Italia, continuano ad arrivare.

(f.q.)













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