Migranti, così scompare il sistema trentino 

La legge Salvini riduce per il futuro l’accoglienza diffusa. Ma i profughi (senza più permesso) rimarranno sul territorio


di Luca Petermaier


TRENTO. Il vescovo apre le canoniche ai migranti mentre il governo obbliga i Comuni trentini e italiani a chiudere le case (faticosamente) aperte per ospitare sul territorio piccoli nuclei di richiedenti asilo. Stiamo parlando di 132 posti letto (il cosiddetto sistema Sprar) che alcuni nostri sindaci avevano saputo creare dal nulla, talvolta vincendo pesanti contrarietà dei compaesani (sfociate persino in attentati e tentativi di boicottaggio). Ora il decreto sicurezza cancella tutto: sul territorio potranno finire soltanto i migranti che hanno già ottenuto protezione internazionale (e non quelli che l’hanno richiesta e sono in attesa dell’esito) e i minori non accompagnati. Numeri alla mano significa poche unità. Tutti gli altri dovranno rimanere nei grandi centri, come la Residenza Fersina oppure - in assenza di protezione (quella “umanitaria”, fin qui prevista dall’ordinamento e ora abolita) - finiranno su una strada. Clandestini a tutti gli effetti, certo passibili di rimpatrio, ma che - date le scarse risorse previste a riguardo - difficilmente saranno imbarcati su un aereo e rispediti in patria. A queste condizioni, secondo gli operatori l’accoglienza diffusa, nel giro di pochi mesi, sarà solo un lontano ricordo ma con il paradosso che quei migranti “sfrattati” dagli alloggi nei comuni trentini continueranno a rimanere sul territorio, ma senza tutele.

Il decreto sicurezza - così come è stato approvato - interviene in modo pesante anche su quei richiedenti asilo che hanno trovato lavoro o che frequentano stage in aziende. Il venir meno dello status di protezione umanitaria avrà come conseguenza la cancellazione di tutti i contratti di lavoro in essere poiché basati su un istituto giuridico - la protezione umanitaria appunto - che non esiste più. Finora l’esistenza di un contratto di lavoro garantiva al migrante la possibilità di rimanere in Italia. Da oggi questa garanzia non esiste più.















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