La crisi 

Mercatone, si spera nella cassa integrazione

Trento. È la cassa integrazione l’obiettivo degli ex dipendenti di Mercatone Uno. Per questo è necessaria una veloce approvazione della procedura di amministrazione straordinaria presentata al...



Trento. È la cassa integrazione l’obiettivo degli ex dipendenti di Mercatone Uno. Per questo è necessaria una veloce approvazione della procedura di amministrazione straordinaria presentata al Tribunale di Bologna che dovrà autorizzare anche il ripristino dell’esercizio provvisorio, in modo tale che si possa ricorrere agli ammortizzatori sociali. Il tavolo di trattativa anticipato a lunedì da parte del ministro Di Maio si è chiuso con questo impegno e tornerà ad essere convocato domani aperto oltre che alle parti sociali, anche ai creditori e fornitori. Sulla base di una comune collaborazione si vorrebbe avviare una fase di reindustrializzazione che possa creare i presupposti per un intervento di imprenditori che abbiano però dei capitali da investire. Infatti i fornitori che si sono costituiti in un’associazione, vantano un credito di 250 milioni da suddividere in 500 aziende. A questi sono da aggiungere i clienti che hanno versato le caparre a fronte di acquisiti sottoscritti fino al tardo pomeriggio di venerdì. Al di la della trattativa a salvaguardia di dipendenti e creditori, sono in corso delle indagini investigative. Il primo provvedimento sono 8 avvisi per bancarotta fraudolenta e distrazione, inviata ai vertici dell’azienda in carica dal 2005 al 2013 dal Tribunale di Bologna. Sotto osservazione anche la cessione da parte della Shernon Holding alla Gordon Brothers del magazzino per 10 milioni di euro corrispondente al primo versamento della Holding. In secondo tempo però, il gruppo americano ha iniziato a svendere quanto acquistato, danneggiando la stessa Shernon che nel frattempo aveva comprato nuova merce, ma a costo superiore, per metterla in vendita. Il primo dubbio è legato alla sottovalutazione del magazzino che aveva un valore reale minimo di 18 mila euro. Nell’ imminenza della dichiarazione di fallimento, la Shernon Holding, il 22 maggio aveva inviato via posta elettronic, un piano di ristrutturazione che però non è stato giudicato idoneo. D.P.













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