SANITà

Medici: niente tagli, sciopero ritirato

La Provincia fa marcia indietro: un tavolo di lavoro entro tre mesi per recuperare risorse. I sindacati esultano



TRENTO. Niente taglio dello stipendio di risultato, ma un impegno congiunto per recuperare i soldi in altri capitoli di spesa entro tre mesi. Con questa “scappatoia” la giunta provinciale ha ottenuto dai sindacati della dirigenza medica il ritiro dello sciopero del 22 dicembre e il blocco degli straordinari da gennaio. Una exit-strategy - quella messa in atto da Piazza Dante nell’incontro di ieri sera - che appare come una marcia indietro netta, dopo che non più tardi di ieri la giunta aveva proposto di ridurre i tagli al 22% e per gli stipendi sopra i 90 mila euro. Così la spiega l’assessora Donata Borgonovo Re spiega così: «Abbiamo definito un protocollo d’intesa in cui le parti si impegnano da un lato ad intervenire con un emendamento soppressivo sulla disposizione contenuta in finanziaria che ha dato luogo alle contestazioni e dall’altro a istituire un tavolo di lavoro, a partire da gennaio, che avrà tre mesi per raggiungere la riduzione di spesa quantificata inizialmente nella norma, dai 3 ai 4 milioni di euro. Il tavolo sarà coordinato dall’assessorato, con il dipartimento, l’Azienda e le organizzazioni sindacali della dirigenza sanitaria, rappresentative di tutte le professioni sanitarie».

Borgonovo Re appare ottimista: «Questa azione congiunta ci auguriamo che raggiunga risultati interessanti: se ciò non dovesse avvenire a quel punto le parti saranno libere, dal lato la giunta di fare proposte differenti, naturalmente seguendo tutte le procedure di confronto con le organizzazioni sindacali, dall’altra anche i sindacati della dirigenza medica di fare ciò che riterranno. Però noi confidiamo che questi tre mesi di lavoro comune portino a individuare quelle misure di recupero di risorse e di razionalizzazione della spesa che ci attendiamo». Su cosa si potrà fare leva è presto per parlare: «Sarà il tavolo a deciderlo», dice l’assessora.

E i sindacati della dirigenza provinciale, che hanno appena accettato i tagli? È possibile che vedendo questa disparità di trattamento abbiano qualcosa da obiettare? «Facciamo un passo alla volta», risponde l’assessora. «Stasera (ieri, ndr) avevamo qui il direttore generale della provincia e i dirigenti che hanno condotto questo percorso tecnicamente. Sulla situazione trasversale ragioneremo con calma».

L’anestesista Alberto Mattedi traccia un bilancio positivo dell’incontro: «C’è un impegno da parte di tutti, della parte politica e di quella sindacale, di trovare i correttivi organizzativi per migliorare la sanità, renderla più efficiente e anche con un risparmio di spesa».

Su cosa si potrà incidere per fare le necessarie economie? «C’è stata un’apertura da parte della Provincia a 360 gradi. Non è precluso niente nella discussione sull’argomento».

Quindi che si torni anche ad intaccare lo stipendio? «Non è escluso a priori. Ma siamo ottimisti che si possa fare questa razionalizzazione senza arrivare a tagli dello stipendio di risultato».

L’altro giorno, nel suo primo intervento in consiglio provinciale, Claudio Cia, che è infermiere al Santa Chiara, aveva parlato a lungo di sanità snocciolando alcuni dati. Nel 2013 - aveva spiegato - sono state 318 mila le ore di straordinario prestate, delle quali solo 28 mila pagate, facendo risparmiare alla Provincia 221 assunzioni. «Il carico di lavoro sta umiliando la professione e questo va a scapito dei pazienti. Con un eventuale sciopero degli straordinari ci troveremmo con gli ambulatori privati invasi. Per questo bisogna evitare lo scontro». (l.m.)













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