«Masere, manca una pianificazione del commercio»

Pilati, di Lavispartecipa, critica ancora il piano attuativo: «Ok a riqualificare l’area, ma non in un’ottica privata»


di Daniele Erler


LAVIS. Quello della scorsa settimana, in consiglio comunale, era un passaggio atteso. L'adozione del piano attuativo per il nuovo centro commerciale “Le Masere” era prevista sin dal 2010, la prima volta che si è parlato del progetto. C'è voluto del tempo, anche perché di mezzo ci sono state le verifiche ambientali, ed anche un ricorso al consiglio di stato, perso dalla ditta Area 51, che riteneva che la legge Olivi (che sui centri commerciali pone dei precisi limiti) non si dovesse applicare. Con l'approvazione definitiva del piano attuativo la settimana scorsa, in altre parole, il progetto delle Masere riprende il suo corso naturale: quello che prevede – secondo le leggi provinciali – che prima che il progetto di un grossa superficie commerciale entri nella sua fase esecutiva, ci sia una convenzione fra il pubblico ed il privato. Con la ditta che, insomma, garantisca anche alcune opere di pubblica utilità.

Ma sin dai primi momenti, quando, dal segreto dei primi accordi, l'operazione delle Masere è finalmente divenuta pubblica, intorno al centro commerciale si è acceso un forte dibattito. Anche al di fuori dei canali istituzionali. Già nel 2010 era così nato un comitato, formato da cittadini, riuniti sotto il nome significativo di “Lavispartecipa”. Fra loro, c'è anche Massimiliano Pilati, che giovedì sera era presente fra il pubblico in aula, a seguire la discussione in vista dell'approvazione del “piano attuativo” per le Masere. «A questo punto – spiega Pilati – il problema va al di là del centro commerciale. Ha ragione il sindaco, quando dice che l'area delle Masere va riqualificata. Ma non per questo credo sia giusto accettare la prima proposta fatta. Anche perché, negli anni scorsi, si era parlato anche d'idee alternative, e c'era anche la disponibilità dell'assessore Olivi ad avviare una discussione su questo punto. Io credo che il grosso problema sia la mancanza di una strategia e di una pianificazione da parte dell'amministrazione comunale». «Io non sono d'accordo sull'idea del centro commerciale – continua – ma paradossalmente, se questo progetto fosse inserito in maniera strategica e con lungimiranza in tutto il contesto commerciale, potrebbe anche andare bene. In realtà manca un qualsiasi accordo con i commercianti del centro».

«È normale che il privato segua i propri interessi – conclude Pilati – ma siamo sicuri, anche dal punto di vista economico, che in questo periodo la scelta di un centro commerciale sia quella giusta? Prima di seguire questa strada, io mi porrei il problema. Ma in ogni caso il privato fa le sue scelte, che io non critico. Il pericolo è quando l'amministrazione le sposa ciecamente, senza preoccuparsi di pianificarle nel contesto della borgata».













Scuola & Ricerca

In primo piano