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Manuela e le api: «Meravigliose». E le «insegna» alle scuole medie

Sarda, biologa, con il marito alleva 40 arnie. "Ma adesso mi piacerebbe una fattoria didattica"


Daniele Peretti


MEZZOLOMBARDO. Manuela Cabboi è la biologa che con la passione delle api unisce il Trentino con la Sardegna, ed è anche anche un’ottima scusa per fare turismo nei fine settimana. Manuela è anche insegnante di matematica e scienze alla scuola media di Mezzocorona dove da due anni porta avanti un progetto di apicoltura didattica – “Il mondo delle api” – che il prossimo anno potrebbe diventare di istituto e non più solo di classe.

Manuela, ci parli di lei.

Nasco in un paesino della Sardegna tra pecore e capre, dove era normale farsi un bagno nei prati di tarassaco, e già allora mi danno il soprannome di Heidi. Che adesso è diventato il nome della mia apicoltura. In Alto Adige i miei genitori hanno una quota di una multiproprietà e così frequentandolo, mi innamoro di questa splendida regione.

A Cagliari avendo l’abilitazione facevo di fatto la biologa, ma quando si presentò l’occasione di venire ad insegnare qui, l’ho colta al volo.

Per il momento di api nemmeno l’ombra.

Vero, la passione arriva dieci anni fa, quando con mio marito Antonio prendiamo le prime arnie. Per lui era una passione di famiglia tramandata dal papà; per me tutto nasceva dal fatto che non solo mi piacciono gli insetti in generale, ma sono affascinata dall’organizzazione sociale delle api; dal loro reciproco collaborare per avere il miglior alveare possibile. Insomma una struttura sia famigliare che sociale dalla quale c’è molto da imparare. Su queste basi frequentiamo i corsi dell’Istituto di San Michele e diventiamo apicoltori per hobby.

Lo spostare le arnie è diventata la scusa per fare turismo.

Siamo giustificati, perché non possiamo di certo abbandonarle. Svernano in Toscana ed a questo punto l’abbiamo girata praticamente tutta. Abbiamo in gestione anche le api di mio suocero, e quindi si prende l’aereo e si vola in Sardegna. Quelle trentine passano dal castagneto di Mezzolombardo, ad un frutteto biologico di Zambana fino ad un maso sopra Pressano. In tutto sono 40 arnie.

Andiamo alla ricerca di qualche curiosità.

Per prima direi il nostro allevamento di api regine. Sperimentale, ma funziona.

E’ vero che le api a causa della siccità, soffrono la sete?

Vero, perché oltre al fabbisogno personale, portano l’acqua anche nell’alveare. Per questo non è sbagliato lasciarne una piccola quantità sui davanzali. Vivono una sorta di stress che le porta perfino ad episodi di cannibalismo.

Ci sono differenze tra le api trentine e quelle sarde?

Certo perché sono geneticamente diverse e nell’allevarle richiedono attenzioni diverse. Quelle trentine sono più docili, quelle sarde molto più aggressive. Mio suocero dice che sono come le donne sarde.

Tra di voi si stabilisce un rapporto d’affezione?

Per me sì, ed il riconoscimento avviene dall’olfatto. Dimostrazioni? Quando si appoggiano sulla tuta. Oppure sia io che mio marito abbiamo avuto la sensazione che quando siamo andati in Toscana a trovarle abbiano fatto di tutto per farci capire che non stavano bene. In realtà tra siccità e freddo molte ne sono anche morte. La seconda volta che il contesto era cambiato, erano molto più allegre. Chi si avvicina alle proprie api senza guanti, lo fa perché convinto che si sia stabilito un rapporto fiduciario.

Cosa si deve fare se entra un’ape in casa per farla uscire senza danni?

Non bisogna assolutamente toccarla, ma accompagnarla verso la finestra senza gesti improvvisi o urlando: sono animaletti che amano la tranquillità, quando capiscono che non si trovano in un ambiente congeniale lo lasciano rapidamente.

Un altro aspetto che le piace delle api?

Il loro essere sentinelle dell’ambiente. Percepiscono in anticipo criticità che poi arrivano a coinvolgerci tutti. In più sono delle ottime spazzine, tengono puliti gli alveari in modo maniacale.

Parliamo dell'apicoltura didattica.

Si tratta di un mini corso di apicoltura prima teorico e poi pratico che svolgo nelle mie classi medie. Dopo aver studiato il loro mondo con la primavera iniziamo le uscite al Biotipo della Rocchetta dove abbiamo posizionato alcune arnie. Si studiano le loro abitudini, diciamo che in un certo qual modo si familiarizza e poi oltre al percorso didattico, laboratori e altre attività all’aria aperta, si fanno delle merende a base di miele e ci si diverte.

Quale potrebbe essere un punto d’approdo?

Una fattoria didattica focalizzata sulle api. L’idea mi piace e se si trovasse uno spazio idoneo potrebbe anche partire. Poi sono appassionata di trekking survival , sto studiando per diventarne istruttore.

 













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