l'intervista

Malossini ritorna: «Ho avuto paura ma adesso sto bene»

L’ex presidente parla di politica e turismo dopo il malore: «Trento e Bolzano stiano assieme sul nuovo statuto»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Mario Malossini quest'estate ha fatto preoccupare parenti e amici. Non è stato bene: ha passato un paio di settimane in ospedale e al ricovero è seguito un successivo periodo di riabilitazione ad Arco.

Ora però Malossini è tornato alla vita di sempre. Anzi, ma è questione di giorni, gli manca ancora l'amata bicicletta. La normalità per lui è anche parlare di politica. E di turismo, i temi che sono stati al centro della sua vita. E su entrambi gode da sempre di un osservatorio privilegiato.

Come sta, in primo luogo?

«La vicenda, compreso un comprensibile spavento, è alle spalle. Siamo nella fase di recupero completo. Certo una esperienza come questa ti lascia una visione diversa della vita. Ma si ritorna alle proprie cose, ai propri interessi. Tra cui la politica. Posso dirle che seguo con grande attenzione,senza essere più impegnato in prima persona, il tema legato alla stesura del terzo statuto».

Come valuta questo passaggio?

«Lo valuto di un’importanza storica. E’ fondamentale che la Consulta provinciale e la Convenzione a Bolzano dialoghino. Entrando nel merito delle proposte vere e proprie: aldilà del cappello sul perché dell’autonomia, sui valori e via discorrendo. Per la mia esperienza, anche da presidente della Commissione paritetica dei 12, le questioni sono due».

Ce le può tratteggiare?

«La prima è la questione relativa alla parte finanziaria. Deve essere chiara, definita. In modo da evitare che nel prossimo futuro ci possano essere quei contenziosi che hanno caratterizzato molti passaggi nel passato. Rispetto alla Provincia deve essere definito con chiarezza anche il come queste risorse vengono trasferite».

Quali sono i rischi?

«Quelli che una legge dello Stato vada poi ad incidere su questo tema come in effetti è successo più volte nel passato. Ma ritengo che ci sia un altro aspetto che vada definito con attenzione nello Statuto che verrà».

A che cosa si riferisce Malossini?

«Va chiarita quella zona grigia delle competenze primarie e secondarie, soprattutto quelle definite appunto secondarie o concorrenti. Un tema che è spesso motivo di impugnativa: le nostre due autonomie, quella di Trento e quella di Bolzano, sono entrambe compiute. Hanno ampiamente dimostrato di saperle gestire. Occorre che tutte le competenze trasferite dallo Stato siano primarie. Non sarà facile, sappiamo bene che a livello nazionale certi pregiudizi ci sono. Ma d’altra parte il clima attuale attorno alla nostra autonomia, debbo dire, non è male».

In che senso?

«Le più alte cariche dello Stato, non ultimo il presidente della Repubblica Mattarella, hanno espresso parole di considerazione e stima per la nostra autonomia. Ed il merito, qui lo voglio dire, è anche del Presidente della Provincia Ugo Rossi: ha saputo intessere relazioni e rapporti tutti positivi. Rimane ancora un pregiudizio, ma quando si va a vedere le cose che si sono realizzate la valutazione è a nostro favore. Da presidente dei 12 ho portato a casa la norma sull’Università e mi pare che la bontà del nostro ateneo sia riconosciuta da tutti. La seconda è stata quella sugli ammortizzatori sociali ,sul tema del lavoro, ed è diventata una scelta a livello nazionale».

Crede che la partita dello Statuto vissuta a braccetto con Bolzano abbia ancora una valenza precisa?

«Assolutamente, come facemmo Durnwalder ed io insediandoci alle fine dell’88. Bolzano questo lo sa benissimo, occorre lavorare assieme. E gli amici altoatesini debbono cercare di rimuovere la costante diffidenza rispetto alla presenza della Regione. Una cornice che non va caricata ma che è necessaria dal punto di vista politico. Bolzano continua a ripetere che è agganciata ad accordi internazionali: questo oggi è un argomento più debole rispetto al passato. Invece dell’Austria si guardi all’Europa».

Malossini, lei si è sempre occupato di turismo. Venerdì prossimo, su Tca, torna in onda quel Fiammiferi, programma dedicato al turismo che la vede protagonista da oltre dieci stagioni...

«Sì parlare di turismo in un luogo che non raggiunga solo gli addetti ai lavori è un investimento per fare crescere una comunità ospitale».

Che ne pensa della questione della chiusura dei passi dolomitici, tema su cui il nostro giornale ha sviluppato il dibattito quest’estate?

«L’argomento è sul tavolo, inutile negarlo. Non mi convince tanto l’idea di chiudere i passi un giorno alla settimana. Il tema ancora più ampio è quello della mobilità: sarà centrale per i prossimi anni. Come arrivi in Trentino... e come ti muovi nelle nostre valli e città...».

Quale ritiene sia l’aspetto fondamentale?

«Sicuramente la vivibilità delle nostre località. Quale turista, una volta arrivato in una località del Trentino, non sarebbe felice di lasciare ferma l’auto? Di muoversi spendendo una cifra simbolica?».

Che idea ha?

«Quella di ricorrere a sistemi alternativi di trasporto. Intervenendo in maniera robusta. Faccio un esempio. In Fiemme e Fassa si può pensare ad un trasporto su rotaia, senza dire che è fantascienza. Si tenga conto che se nel 2026 viene realizzato il Tunnel del Brennero avremo in 5 ore di collegamento treno (tra Viennaco, Roma)un bacino di 100 milioni di persone».













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