Lo psicologo per i genitori-tifosi esagitati

Il tifo esagerato è diseducativo: le società calcistiche corrono ai ripari. E così a Rovereto si va a lezione dallo psicologo



ROVERETO. A scuola di calcio ci vanno... i genitori. Fortunatamente sono ancora una minoranza, ma capita spesso di assistere ad atteggiamenti sopra le righe da parte dei genitori durante le partite di pallone dei pargoli. Adulti troppo tifosi, insomma, che caricano di aspettative i ragazzi, si sostituiscono agli allenatori ed esasperano il clima. Tanto che le società devono correre ai ripari. L'Us Rovereto, addirittura facendoli icontrare con uno psicologo. A inizio anno quasi tutti club calcistici roveretani organizzano degli incontri per presentare l'attività, ma anche per ricordare ai genitori il loro ruolo. «A volte - afferma Barozzi, responsabile del settore giovanile del Lizzana - necessitano anche loro di una sorta di educazione. Non lasciano crescere i figli in modo naturale, convinti che debbano essere dei campioni. Quindi, nell'intento di aiutare i ragazzi danno indicazioni dalle tribine, col risultato che poi i piccoli calciatori ascoltano loro e non l'allenatore. Prima della stagione, dei primi allenamenti, incontriamo genitori e ragazzi per chiarire quale comportamento tenere. In seguito effettuiamo un altro paio di incontri e, se necessario, incontriamo singolarmente i genitori». Il Rovereto poi si avvale anche dello psicologo: «Come scuola calcio riconosciuta dalla Figc - spiega Maurizio Manica - facciamo seguire ragazzi e genitori da medici e psicologi, che danno indicazioni sull'alimentazione e sul comportamento. Vogliamo prevenire comportamenti negativi di genitori tifosi non solo durante la partita, ma anche prima e dopo. Ogni ragazzo ha un suo carattere e un modo personale di approcciare la partita e di reagire a vittorie e sconfitte. E' giusto che i genitori stiano attenti a come parlano anche fuori dalle tribune. Organizzeremo numerosi incontri nel corso del campionato, senza contare che una volta la settimana lo psicologo sarà disponibile a incontrare genitori e calciatori». La stessa cosa capita alla Sacra Famiglia, anche se non accadono episodi spiacevoli come alla Leno: a inizio stagione la società organizza assieme agli esperti un incontro per i calciatori e uno per le mamme e i papà. E l'incontro precampionato è quello che va per la maggiore. «A ridosso del campionato - dice parlando del Marco Denis Salesti - organizziamo un incontro per presentare l'attività e mettere in chiaro come comportarsi. Nel corso della stagione, poi c'è modo di incontrare i genitori molte volte e in caso di problemi se ne parla. Devo dire, però che sinora non abbiamo mai avuto problemi». Situazione simile in casa Sacco San Giorgio: «Ogni anno - spiega Corrente - presentiamo la nostra attività ad ogni squadra. In questo modo i genitori possono conoscersi tra loro e condividere le stesse esperienze. In società piccole come le nostre è importantissimo che i genitori abbiano un ruolo attivo e di responsabilità e per questo cerchiamo di coinvolgerli nelle attività della società. Succede molto raramente che qualche genitore si lamenti dell'operato dell'allenatore o chieda spiegazioni. Purtroppo, però, l'atteggiamento che va per la maggiore a tutti i livelli è prendersela con l'arbitro e questo porta a situazioni spiacevoli anche nelle partite che coinvolgono i giovani». Con conseguenze pessime sia dal punto di vista educativo, che per la serenità in campo dei ragazzini e dello stesso arbitro, figura irrinunciabile nel calcio e che ha bisogno di rodaggio ed esperienza almeno quanto i giocatori in campi. Ma non tutte le situazioni sono uguali. E capita anche che ci sia chi soffre del problema opposto: la scarsa o nulla partecipazione dei genitori alla vita della squadra. Come accade al San Giuseppe: «Nessun problema coi genitori - dice il presidente Gennaro Ruggero - tutt'altro. Si vedono pochi adulti alle partite e non disdegneremmo una maggiore partecipazione e attaccamento anche nel momento di dare una mano alla società per accompagnare i ragazzini alle trasferte».













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