«Lista Pd-Patt? Alleanze a partire dai nostri valori»

Serracchiani a Rossi: «Tatticamente ineccepibile, ma non ci si mette insieme solo per le elezioni». Panizza: «Noi blockfrei, non siamo organici al centrosinistra»


di Chiara Bert


TRENTO. «Il Pd ha grandi possibilità di espansione ma se siamo un partito, e non un movimento, è perché abbiamo un’identità che ci colloca saldamente nel campo del centrosinistra». Dopo l’irritazione degli alleati locali - Dellai, Gilmozzi, Olivi, Zeni - e l’apertura cauta del senatore renziano del Pd Giorgio Tonini, è la vicesegretaria dei Democratici Debora Serracchiani a piantare i paletti sulla lista Pd-Patt alle prossime politiche ipotizzata dal governatore Ugo Rossi. Lo ha fatto ieri, a margine del suo intervento alla birreria Forst a sostegno di Alessandro Andreatta, nell’ultimo giorno di campagna elettorale. La mossa di Rossi? «Tatticamente ineccepibile», sorride Serracchiani. Ma subito chiarisce: «Qui in Trentino governiamo bene e abbiamo tutto l’interesse a confermare la coalizione. L’Italicum pone una sfida nuova e il premio alla lista costringe il Pd ad una nuova centralità. Abbiamo possibilità di espanderci ma lo facciamo partendo dalla nostra identità, dai nostri valori che ci collocano saldamente nel centrosinistra». Una risposta che, pur con tutte le cautele di quando si parla a distanza con un alleato, soprattutto alla vigilia di un appuntamento elettorale, non è un’apertura a priori ad una lista allargata al Patt. Anche perché, aveva detto Serracchiani poco prima parlando della nuova legge elettorale, «quante volte abbiamo avuto coalizioni eccessivamente larghe e poi morte in una notte». «Questa volta il Pd avrà una grandissima responsabilità. Non ci si mette tutti insieme solo per le elezioni». Quanto a Lorenzo Dellai, «il dialogo è continuo ed è una necessità, un’opportunità per la politica di far bene», spiega la vicesegretaria Dem. Che a proposito di Italicum difende anche i capilista bloccati, uno dei punti più contestati dalla minoranza interna e da gran parte delle opposizioni: «Ci sono persone, professori, professionisti, che hanno grandi competenze che servono al parlamento ma non hanno i voti per essere eletti. La responsabilità di un partito è anche garantire che quelle competenze siano assicurate». Per Serracchiani l’Italicum è stato sì «un passaggio difficile» ma anche «il segnale che la politica decide». «Il peggior errore è l’immobilismo», ha detto rivolta ad Andreatta, «la nostra missione è affrontare le sfide e cambiare le cose, anche quando sono difficili». Come nel caso dell’emergenza profughi, «dove la proposta di una gestione per piccoli gruppi è arrivata per prima dalle autonomie speciali, e in Friuli abbiamo dimostrato anche che lavorano gratis». O della riforma della scuola, «che è anche un luogo conservatore e noi abbiamo l’obbligo di provare a cambiare».

Ma sulle future alleanze dentro il centrosinistra autonomista interviene il segretario del Patt Franco Panizza, e lo fa con parole molto chiare: «Certo che il nostro è un atteggiamento blockfrei - rivendica - Dellai ha fatto un’opzione con o a fianco del Pd, sta nella gamba di centrosinistra. Noi siamo la gamba centrista, oggi stabilmente nel centrosinistra sulla base di precisi accordi di programma, ma senza esserne organici». «Il progetto di un partito territoriale alleato della Svp resta validissimo, ma con l’Italicum la priorità è che a Roma vinca il progetto politico con cui siamo alleati a livello locale, quindi il Pd», ragiona Panizza. Che punge Dellai: «Non mi sembra che Scelta Civica fosse stabilmente alleata del Pd, lo dimostra il fatto che metà dei suoi eletti alla fine se ne sono andati nel centrodestra».

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