Leonardi al vertice del Pdl

Eletto dal congresso come coordinatore trentino: 96 voti di scarto


Robert Tosin


TRENTO. Come da pronostico, ha vinto Giorgio Leonardi. E' lui il nuovo coordinatore provinciale del Partito della Libertà e per il partito si tratta di una svolta perché finalmente la decisione è stata presa in un congresso e non su imposizione romana. Che la novità fosse molto sentita lo testimonia anche una sala gremita all'Interporto, con oltre 300 iscritti che ieri mattina non hanno risparmiato tifo da stadio ai due contendenti: Leonardi, appunto, e Nicola Degaudenz. Ora il consigliere roveretano è chiamato a ricostruire il partito, cominciando dalle tante promesse fatte sulla trasparenza. E un obbligo tassativo: ogni iscritto del Pdl che rivesta una carica pubblica dovrà versare il 10 per cento dell'indennità al partito.

Leonardi ha incassato 96 voti in più su oltre 1.600 votanti. «Voglio ringraziare tutti, davvero», commenta a caldo, alle 22.30. «Ho trovato una grande squadra: hanno lavorato tutti indistintamente. E' una vittoria del popolo. Cosa farò ora? La mia è una parola d'onore: riorganizzazione e partito unito. L'ho promesso e lo farò». Santini suggeriva al vincitore di nominare suo vice lo sfidante sconfitto. «Non si può fare, da regolamento. Io ho già nominato il mio vicario, che è Raimondo Frau. Degaudenz è nel coordinamento: le porte sono aperte a tutti e io sono un liberale, basta che si lavori. La grande partecipazione di oggi è la dimostrazione che possiamo farcela».

Un congresso all'insegna del cambiamento, si diceva. E anche la platea del congresso è cambiata. Poche le giacche blu, pochissime le cravatte. Spariti - o quasi - gli auricolari incollati alle orecchie. Il Popolo della libertà non è più lo stesso. Lo sanno i due contendenti e su questo fanno leva nelle loro tesi congressuali. Forse un po' più metodico Leonardi nel declinare nuove organizzazioni, più emozionale Degaudenz nel richiamare la voglia di appartenenza. Non si citano, i due; per entrambi il nemico comune è Dellai, anzi il "dellaismo" che, concordano, ha creato una cultura che travisa le tradizioni trentine.

Leonardi ricalca l'intervento del suo mentore, de Eccher, e imputa a Dellai la trasformazione culturale che ha portato alla perdita dei valori tradizionali del Trentino. E ne approfitta per attaccare a testa bassa il Patt (il segretario Rossi non c'era, ha mandato un biglietto di scuse), reo di predicare valori come famiglia e cattolicesimo per poi appiattirsi dietro al Pd. Degaudenz è andato oltre, prevedendo la sconfitta dell'Upt alle prossime elezioni e un Pd ancora più forte. E qui, dice, potrebbe incunearsi il Pdl visto che il Trentino non può farsi governare dalla sinistra, avendo una storia totalmente diversa. Illusioni, aspirazioni, tentativi di animare la base del partito; forse tutto questo. Ma l'entusiasmo fa parte del gioco, così come il tifo da stadio che ha accompagnato un candidato piuttosto che un altro. O come la meticolosa organizzazione del duo de Eccher-Leonardi che aveva bisogno di rendere operative le 1300 tessere della loro corrente.

Tra gli ospiti, curiosamente, il più applaudito è stato il senatore del Pd, Giorgio Tonini. Almeno in due passaggi: quando ha detto che a Roma l'alternanza di governo fa bene (e il Pdl la auspica pure in Trentino) e quando ha citato Degasperi per ricordare che l'autonomia serve a fare meglio degli altri spendendo meno. Lo statista trentino si è meritato un numero imprecisato di citazioni e tutte hanno raccolto applausi.













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