Le radici solandre dell’assassino di Lucia

I nonni di Ciccolini sono di Terzolas, dove c’è ancora la casa di famiglia. Il coltello acquistato due giorni prima del delitto



TRENTO. Ha origini trentine Vittorio Ciccolini, l’avvocato veronese di 44 anni che ha ucciso l’ex fidanzata Lucia Bellucci. I nonni paterni sono infatti di Terzolas e la famiglia ha ereditato la loro casa, dove Vittorio veniva spesso d’estate in vacanza da piccolo. La casa si trova all’inizio del paese, in via Giovanni Ciccolini. La strada è infatti stata dedicata al bisnonno di Vittorio, che fu uno storico di grande importanza in val di Sole, partito per Vienna alla fine dell’800. In seguito avrebbe studiato a Innsbruck e a Roma, per poi tornare in Trentino, dove insegnò alle scuole superiori di Rovereto e alla Scuola Reale Elisabettina. Giovanni Ciccolini fu anche amico di don Giacomo Bresadola di Ortisè, noto micologo. Nel 1910 l'accademia degli Agiati di Rovereto nominò Ciccolini socio onorevole. E nel 1913 verrà nominato socio anche dal Consiglio degli archivi viennese. Dal 1919 al 1923 lavorò all'Archivio di Stato di Trento. Nel 1921 venne nominato socio effettivo della Deputazione veneta di Storia e nel 1922 della Società Storica lombarda. Nel 1923 riprese ad insegnare al Regio Istituto Magistrale di Trento. Ma il suo capolavoro sono i tre volumi dedicati agli archivi delle pievi storiche di Ossana, Malè e Livo. A Giovanni Ciccolini è tutt’oggi dedicata la scuola secondaria di Malé. A tutt’oggi vivono a Terzolas delle famiglie Ciccolini, ma il rapporto di parentela con il ramo veronese si è ormai perduto nel tempo.

Nella casa di famiglia a Terzolas, però, Vittorio non si vedeva da anni, come del resto la madre e la sorella, che però sabato 10 agosto si sono fermate lì. Una sorpresa per la gente di Terzolas, che vedeva la casa con le imposte chiuse da tanto tempo. Lì le due donne sono state raggiunte domenica o lunedì dai carabinieri, che erano già sulle tracce di Vittorio, il cui cellulare non suonava più dalla sera dell’omicidio.

Una settimana prima l’avvocato veronese era stato notato a Terzolas dalla gente del posto. Aveva parcheggiato la sua Bmw serie 1 cabrio e qualcuno aveva riconosciuto in quell’uomo dall’aspetto sportivo il ragazzino che da piccolo veniva in vacanza in val di Sole con la famiglia. Tra questi, anche il sindaco Enrico Manini. «Ho immaginato che fosse lui, ma non l’ho riconosciuto subito, sono passati tanti anni. Ho notato però l’auto, una Bmw cabrio, e mi sono chiesto che lavoro facesse per avere una macchina così bella. Non sapevo che facesse l’avvocato, l’avevo perso di vista da anni ormai».

Intanto le indagini per l’omicidio di Lucia Bellucci, si arricchiscono di un nuovo tassello. Gli investigatori avrebbero infatti appurato che Ciccolini avrebbe acquistato un nuovo coltello (la possibile arma del delitto che non è stata ancora trovata) il 7 agosto, ossia due giorni prima dell’omicidio. Nell’auto dell’avvocato veronese sarebbe stato trovato un fodero e l’acquisto della lama di tipo «marines» sarebbe stata confermata sia dal negoziante che dai tracciati del bancomat. Un elemento questo che potrebbe «rinforzare» ulteriormente la tesi dell’accusa, ossia quella della premeditazione dell’omicidio. È spuntata anche una terza lettera scritta da Ciccolini verosimilmente prima del delitto. Destinatario il compagno di Lucia, ossia il cardiochirurgo catanese. Nella missiva indirizzata al padre di Lucia, Ciccolini gli aveva scritto di aver cresciuto male la figlia, in quella all’ex marito lo ha accusato di non aver capito niente e al nuovo fidanzato ha preannunciato che avrebbe avuto il suo stesso trattamento: vedersi abbandonare da Lucia. Quest’ultima è una terza lettera mai spedita perché l’omicida non conosceva l’indirizzo del fidanzato di Lucia.

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