Le «Palafitte», storia di un quartiere che non riparte mai

Le prime case vennero abbattute nel 2006, ma da allora i lavori sono ancora in corso. Forse la fine nel 2017


di Paolo Piffer


TRENTO. Ancora prima che tutte le “palafitte” siano abbattute, due giovani registi, Eugenio Maria Russo e Luigi Pepe, hanno fatto in tempo a girarci un documentario. Dal titolo più che mai azzeccato: “In distruzione”. E come cicerone il fotografo del Trentino Dino Panato che in San Bartolomeo ha vissuto per anni. Per dire che di tempo ne è passato da quando, nel novembre 2006, sono crollate al suolo a colpi di benna 8 delle 13 “palafitte” residenziali di viale dei Tigli costruite negli anni Cinquanta e che caratterizzavano uno dei quartieri più popolari della città, affacciato sulla parte sud di viale Verona.

Ben che vada le ultime 5 verranno giù entro il prossimo anno o agli inizi del successivo. Con più di un anno di ritardo rispetto a quanto previsto. I soldi già ci sono, 200 mila euro, ma in Comune passano di bilancio in bilancio. «Qualche intoppo c’è stato - ammette il presidente della circoscrizione Oltrefersina Emanuele Lombardo - Vuoi per motivi legati al mantenimento dei negozi di vicinato, vuoi per ragioni urbanistiche ma anche burocratiche. Però il progetto di riqualificazione è molto importante e positivo. Si tratta di un’operazione da 16-17 milioni di euro che porterà 104 nuovi appartamenti dell’Itea a canone moderato, servizi, attività commerciali, parcheggi». Per ora, tra spazi lasciati vuoti dagli abbattimenti e “palafitte” liberate dai residenti, perlopiù anziani ai quali sono state offerte nuove abitazioni in Clarina - «per non farli allontanare troppo da dove hanno vissuto per anni»- precisa Lombardo - San Bartolomeo non sarà proprio un quartiere fantasma ma desolato è dir poco: qualche palazzina che guarda viale dei Tigli, altre su viale delle Robinie. Pochi negozi. «In attesa di un futuro migliore», sostengono gli ottimisti.

In una palazzina dell’Itea e nel vicino tunnel entro il prossimo anno si trasferiranno i negozi di vicinato, macelleria, merceria, panificio, bar e, forse, qualcos’altro. Qualcuno ha rinunciato ma si prevedono dei subentri. Al civico numero 4 hanno trovato posto le Acli e le associazioni. La commissione urbanistica comunale ha chiesto ritocchi al progetto. Manca infatti una piazza, particolarmente richiesta, vicino alla chiesa del Sacro Cuore. Ed è curioso che non ci sia visto che il cosiddetto “luogo funzionale” non si nega ormai a nessuno.

Ma si ragiona anche sull’ipotesi di ampliamento del parco dedicato a Enrico Pruner. Dopo un nuovo passaggio in commissione toccherà al consiglio comunale esprimersi, a questo punto non prima del prossimo anno a meno di uno scatto, improbabile, di reni. In caso di approvazione, l’indizione delle procedure d’appalto, la gara vera e propria e il via ai lavori di riqualificazione. «Sarei contento - sottolinea Lombardo - se entro la fine del 2014 venisse aperto il cantiere e che nel 2017 sia tutto finito. Allora potremo avere un quartiere che torna a nuova vita, con tante famiglie giovani che lo popolano. Mi auguro che adesso i problemi siano finiti e si possa procedere speditamente. Penso che, nonostante tutto, ne sia valsa la pena. Le vecchie palafitte - continua il presidente della Circoscrizione - erano ormai inabitabili, qualche appartamento non aveva neanche il riscaldamento». Fatti due conti, visti i rallentamenti in corso d’opera e rispettata la nuova scaletta, dal primo abbattimento alle nuove case saranno passati ben 11 anni.

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