impresa sul brenta

La sfida: giù dal Canalone Neri con il parapendio

I due pionieri dello "speedfly" Tamburini e Pellizzari aprono una nuova frontiera per gli sport estremi


di Ettore Zini


RAGOLI. Un gran respiro. E poi, giù a rotta di collo, per 90 secondi da brivido, sfiorando le pareti rocciose del canalone Neri, tra Cima Tosa e il Crozzon di Brenta. E’ questa l’impresa portata a termine da due giovani trentini della val del Chiese che sono scesi in speedfly, all’interno dell’imbuto del canalone roccioso più ambito del gruppo Brenta, da chi pratica sport estremi. Per chi non lo conoscesse, lo speedfly è un parapendio dalle dimensioni ridottissime: 11-13 metri quadri di vela, contro i 27 dei parapendii normali.

[[(Video) Giù dal canalone Neri con il parapendio]]

E’ uno degli sport adrenalinici di ultimissima generazione. Praticato soprattutto in Francia, in Svizzera e in alto Adige. Si esercita con una vela di piccola taglia che consente di raggiungere altissime velocità. Sono pochi i temerari che vi si stanno cimentando. In Trentino, ci sono il venticinquenne Luca Tamburini di Cimego, e il ventiduenne Jacopo Pellizzari di Condino. Sono loro che, domenica 2 novembre, hanno affrontato, per primi, l’ebbrezza di catapultarsi nel vuoto volteggiando tra gli spuntoni rocciosi del mitico canalone Neri. Un’impresa memorabile. Da brividi. Anche per gli spericolati amanti del no-limit. “Abbiamo pernottato al bivacco invernale del Brentei – raccontano i due atleti, già noti per altre imprese sugli sci e arrampicate sulle pareti di ghiaccio della valle di Daone – poi domenica mattina, alle 8, abbiamo raggiunto a piedi i 3.152 metri di Cima Tosa. Entrambi volevamo buttarci per primi. Abbiamo dovuto fare pari e dispari, per decidere a chi sarebbe toccata l’ebbrezza del primo lancio”.

Si lanciano giù dal Canalone Neri col parapendio

TRENTO. La sfida è di quelle mozzafiato e mai tentata prima: buttarsi giù dal mitico (e ripidissimo) Canalone Neri sul Brenta con un "speedfly", una sorta di mini-parapendio. La sfida è stata raccolta e vinta da due giovani trentini, Luca Tamburini e Jacopo Pellizzari. Ecco alcune immagini dell'impresa.

“E’ stata un’esperienza unica – racconta Luca Tamburini che ha dovuto scendere per secondo, quando Jacopo aveva già toccato terra a quota 2.082 metri – con il cuore che batteva a mille”. “Giù, a cento chilometri l’ora, rasentando quelle vertiginose pareti rocciose, e senza mai uscire dall’imbuto che in pochi secondi ti porta mille metri più in basso”. Ore, per arrivare in vetta, con ai piedi i ramponi da neve. Una manciata di secondi, per bruciare un record difficilmente uguagliabile. “E’ stato uno spettacolo unico ed emozionante” . Racconta chi ha seguito con il binocolo le evoluzioni dei due speedflyer dal rifugio Alimonta. “Tanto più, che non si sono limitati a scendere e basta. Ma hanno eseguito wing-over (curve a 90°), e giri della morte”. Luca Tamburini e Jacopo Pellizzari (maestro di snow-board a Madonna di Campiglio) oltre al parapendio praticano sci alpino, arrampicate in parete e su ghiaccio, snow, e sono estimatori di street louge, lo snow board in versione americana che si pratica da sdraiati. Per loro la “prima” in speedfly sul canalone “Neri” è stato il coronamento di una meta preparata da mesi. Finora, quella “gola” era stata espugnata da atleti con sci e snow board ai piedi. Mai, però, tra quegli speroni rocciosi erano scesi degli speedflyer, rasentando le pareti, a 30 metri al secondo.













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