festival dell'economia

«La sanità italiana a me fa schifo»

Il fondatore di Emergency: «Troppi profitti e ci sono 11 milioni di persone che non si curano»


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. «La sanità italiana è uno schifo. Ci sono 11 miloni di persone che hanno rinunciato a curarsi e i privati fanno 30 miliardi di profitti. Questa cosa farà venire dei dubbi a qualcuno o no?». Arriva in maniche di camicia Gino Strada, fondatore di Emergency e si ferma a parlare, prima della tragica attualità: «L’Italia è un paese è in guerra da 15 anni in Afghanistan e nessuno lo dice e poi dicono che siamo per la pace, che l’Italia ripudia la guerra. La guerra si fa sempre per conquista e per rapina. A Kabul in questi due giorni abbiamo curato 120 feriti, oggi sono arrivati anche molti morti. Siamo sull’orlo di una guerra civile, e quando dico sull’orlo dico che è possibile anche domani mattina».

Ha parlato del tema del Festival, come si costruisce una salute più uguale?: «Innanzitutto si deve costruire un sistema sanitario che sia uguale, non quello schifo che c’è adesso pieno di profitto, di ruberie, di cose stupide. La sanità è un bene fondamentale. Cosa ci vuole a fare una sanità di qualità, pubblica, gratuita, per tutti. Bisogna cominciare a rendere le cure gratuite per tutti, anche per quegli 11 milioni che non si curano più come dovrebbero. Che però sono 11 milioni di fantasmi.

Non sono mica solo immigrati, ma anche molti italiani. Non compaiono mai. E poi si deve badare alla qualità. In molte strutture italiane è indecente. Non sto parlando di strutture pubbliche. Ho visto certi centri di eccellenza che chiuderei entro 24 ore». Ne ha anche per i movimenti contrari ai vaccini: «Le vaccinazioni sono un farmaco. Hanno salvato milioni, decine, centinaia di milioni di persone. Come tutti i farmaci, hanno qualche effetto collaterale. Poi non so quelli che sono che montano su queste cose. Qual è il tasso di complicanze, uno su 100 mila? Vogliamo guardare all’uno o ai centomila?». Si scalda quando si parla di chi dice che Emergency vuol sostituirsi allo Stato e alla sanità pubblica: «Ci sono sempre quelli che devono sempre dire agli altri cosa va fatto e cosa non va fatto, ma loro non fanno mai un ca..o. A me non interessa nulla. C’è una persona che ha bisogno? Ho la possibilità di curarlo? La curo e fine della trasmissione».

Al Teatro Sociale lo aspetta al pienone per sentirlo parlare di medicina e diritti umani. C’era gente che ha fatto due ore di fila per ascoltarlo. Ha iniziato a raccontare come ha iniziato a fare il chirurgo di guerra: «Ho iniziato un po’ per curiosità. Sono andato in Pakistan, volevo vedere cosa si poteva fare dove di medici ce ne sono pochi. Era il 1987, eravamo al confine con l’Afghanistan e venivano moltissimi feriti. E curare feriti è come una droga.

Così sei mesi dopo sono tornato e nel 1994 insieme ad alcuni amici abbiamo fondato Emergency». Si commuove quando parla della moglie Teresa scomparsa prematuramente nel 2009 dopo essere stata per 15 anni presidente e motore di Emergency: «Lei era una persona straordinaria. Io non lo sono lei sì. Diceva sempre: “quando vedo il volto di un bambino che soffre, vedo la mia bambina”. Il suo principio era che se ciascuno fa il suo pezzettino, ci troviamo in un mondo migliore senza accorgercene». Allucinante il racconto sui giocattoli-mina: «Io non ci credevo, quando mi dicevano di mine nascoste in giocattoli. Poi me l’hanno portata. C’era qualcuno così cattivo che progettava mine per mutilare bambini L’Italia era il terzo produttore di mine nel mondo, ma nessuno diceva niente».













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