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La ragazza torna e dice no alle nozze combinate

La quindicenne scomparsa ritrovata a Mantova: era fuggita perché non voleva il matrimonio organizzato dalla famiglia



ROVERETO. L’hanno rintracciata giovedì sera, attorno alle 20, la quindicenne scomparsa da Rovereto. Era nei pressi di Mantova, a casa di un ragazzo, pakistano di origine come lei, conosciuto qualche mese fa in Facebook. La sua è stata una fuga volontaria, era stata promessa in sposa a un uomo, in Pakistan, che lei manco conosce. E il clima in famiglia l’ha convinta a cambiare aria con uno stratagemma abbastanza ingegnoso nella sua semplicità, ricostruito dai poliziotti del commissariato che dalla denuncia di scomparsa si sono messi sulle tracce della quindicenne. Da qualche settimana la ragazzina frequentava un corso di italiano per stranieri: perlomeno, questo aveva raccontato ai genitori. Era una bugia. In realtà, grazie a un vecchio telefonino che usava a scuola come calcolatrice e a una Sim card ottenuta di nascosto, ogni sabato mattina si vedeva a Rovereto con il ragazzo con cui aveva intrecciato un’innocente relazione.

E che avendo il sabato libero, poteva raggiungerla in auto in Trentino. Risaliti all’utenza telefonica e analizzandone il traffico, i poliziotti sono riusciti a intercettare il numero a cui la quindicenne aveva più volte telefonato con il proprio “numero segreto” nei giorni precedenti la scomparsa, cioè prima di sabato 29 novembre. Questo numero portava a un giovane pakistano, che risulta residente nel bresciano ma di fatto lavora e vive attorno a Mantova. É stato lui a favorirne la fuga andandola a prendere - come hanno rivelato le immagini del casello autostradale e quelle riprese dal sistema di videosorveglianza di Rovereto, che si è così rivelato utilissimo alle indagini - sabato mattina davanti a scuola, al Don Milani di via Balista.

Ed è sempre da lui che la ragazzina è stata da sabato a mercoledì sera, quando gli uomini del vicequestore Leo Sciamanna non hanno bussato alla loro porta. Lei ha raccontato ai poliziotti di essere scappata perché non voleva sposare l’uomo scelto per lei dalla famiglia, come vuole la tradizione pakistana, e di aver temuto la reazione del padre, con il quale interloquiva solo attraverso la mediazione della madre. Una situazione che la faceva sentore oppressa - così ha spiegato agli agenti che erano venuto a prenderla - , tra imposizioni e velate minacce (ma senza atti violenti) e dalla quale ha voluto fuggire. La ragazza non ha voluto tornare a casa dai genitori, ma ha chiesto di poter trovare una soluzione diversa. Per il momento è stata affidata a una struttura per minori a Trento, che la potrà ospitare o inviarla a una ulteriore comunità in cui la minorenne potrà restare fino al compimento della maggiore età.













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