La preferenza rosa adesso è legge  

In Consiglio la proposta Bottamedi approvata con 23 sì Liste con metà presenze femminili, ma referendum possibile


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. La parità di genere da ieri è nella legge elettorale trentina. Se si voteranno due nomi, alle prossime provinciali, uno dovrà essere quello di una donna. Ed in lista saranno rappresentate in egual proporzione, al 50 per cento, con gli uomini. Una svolta che da più parte si definisce epocale e poco importa, a questo punto, che sia arrivata in aula in modo carbonaro, con un escamotage di Manuela Bottamedi che ha trovato in Lucia Maestri una preziosa alleata nel confezionare tecnicamente il colpo da ko per dei colleghi maschi che pensavano/speravano che il tema fosse ormai finito in archivio. La legge è passata con tutti i voti della maggioranza cui si è aggiunto quello della proponente, ma anche alle battute finali in aula non ci si è fatti mancare nulla: si è provato a fare votare con la maggioranza, con un tentavo fatto dal governatore Ugo Rossi in prima persona, anche Walter Viola, ma il consigliere ha opposto un no di orgoglio e di convinzione. Il suo sì avrebbe portato a 24 il voto finale, anzi a 25, visto che a quel punto si sarebbe aggiunto al lotto dei favorevoli anche Giacomo Bezzi, originario firmatario della legge in questione con la Bottamedi, ma poi sfilatosi.

La questione della maggioranza qualificata a 24 avrebbe evitato l’ipotesi di un referendum che a questo punto aleggerà sino, probabilmente, a gennaio: il presidente del Consiglio Bruno Dorigatti ha chiarito che con 24 voti favorevoli alla legge sarebbero servite 30 mila firme di cittadini, davvero tanti.

Invece con 23 voti basteranno 7 consiglieri oppure le firme di 8000 cittadini. I costi dell’operazione referendaria non sarebbero proprio lievissimi: tra i 2,5 e i 3 milioni di euro. Ci sarà chi si prenderà la responsabilità di chiederlo? Ad oggi pare di sì, bisogna vedere se l’intenzione del centrodestra sarà mantenuta anche dopo la Finanziaria.

Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo al voto che ha approvato la legge: 23 voti favorevoli, 8 contrari, 2 astenuti (Fasanelli e Cia) e due consiglieri (Viola e Bezzi) che non hanno partecipato al voto.Il voto palese non ha permesso a chi covava un mal di pancia di esprimerlo e ha comunque dato la stura al gioco di posizione di Viola e Bezzi, con il secondo a marcare il primo per evitare la figuraccia di vedere il proprio disegno di legge vidimatio da 24 sì, con l’eccezione del suo. Come sia andata a finire lo si è detto.

Grandi festeggiamenti per la pattuglia femminile al termine, con i colleghi maschi a congratularsi con una variegata gamma di sorrisi, da quello sincero, alla circostanziato più evidente. Manuela Bottamedi è apparsa raggiante: «Sì è stata una svolta epocale che aprirà una nuova stagione nella politica attiva del Trentino. Forzare la mano a livello legislativo, premere l’acceleratore, permettere parità di accesso alla politica ed alle istituzioni e di mettere tutti sullo stesso piano ai blocchi di partenza, è una sorta di rivoluzione. Nessuna scorrettezza da parte mia, questo disegno di legge era depositato in Consiglio provinciale da quasi un anno».













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