«La politica chiude la porta al sociale»

La denuncia di Alberto Cortelletti del Punto d’incontro: «Ignorano le nostre proposte, intanto incassano i vitalizi»


di Luca Marognoli


TRENTO. Porta chiusa della Provincia alle cooperative sociali. «Noi possiamo pure continuare a bussare, ma nessuno ci prende in considerazione», denuncia Alberto Cortelletti, direttore del Punto d'incontro. Secondo cui Piazza Dante «non ha mai dimostrato interesse al confronto», da quando un anno e mezzo fa il Coordinamento nazionale comunità accoglienza, la Federazione cooperative e il Consolida presentarono un documento in 10 punti con le loro proposte per un nuovo sistema del welfare, più equo ed efficace, in Trentino.

Cortelletti, in che misura incidono i tagli sul vostro bilancio?

In realtà i soldi restano gli stessi dal 2009 e diminuiscono per la semplice inflazione. In più non vengono riconosciuti gli aumenti per il personale previsti dalla contrattazione collettiva. Il risultato è che dal 2009 ad oggi siamo sul 10-12% in meno.

La riforma del welfare ha scorporato la competenza dei laboratori di reinserimento, affidandola al Comune. Il quale ha già annunciato un calo di risorse. Riuscite a mantenere gli stessi standard di servizio?

Con difficoltà adesso sì, grazie ad una spending review interna, ma cominciamo a domandarci fino a quando ce la faremo. Anche perché persone che erano riuscite a trovare una sistemazione soddisfacente, trovando lavoro e casa nei primi anni 2000, oggi stanno tornando. Vediamo meno stranieri e più italiani che arrivano da regioni del famoso Nord-Est produttivo.

La parola servizio forse non è adatta: voi fate accoglienza, portando il piatto in tavola ai vostri ospiti, come voleva don Dante. É d'accordo sulla necessità di superare l'ottica sanitaria e prestazionale oggi applicata al sociale?

É anche una conseguenza della nuova legge, perché è stato accorpato l'assessorato della sanità con quello delle politiche sociali. E se nella sanità la standardizzazione può anche essere accettata, nel caso del sociale no. Le persone non sono ricoverate: un cambio di vita e di atteggiamento rispetto a quanto è capitato è difficile da quantificare. Le difficoltà dello stare in strada non si superano dall'oggi al domani: bisogna reimparare a relazionarsi con i superiori e il pubblico.

É vero che le persone che si rivolgono a voi hanno bisogni complessi, molto diversi rispetto a quelli di 10 anni fa?

Sì, l’incertezza di futuro generata dalla crisi spinge a fare scelte sbagliate. La cultura attuale non ci aiuta: il gioco d'azzardo viene proposto come opportunità per risolvere i propri problemi. La difficoltà non ti mette nelle condizioni di ascoltare il grillo di Pinocchio.

C'è bisogno di ripensare le politiche per il welfare?

Un anno e mezzo fa, noi realtà del sociale avevamo presentato un piano di ripensamento, che proponeva dei passi da fare per un'azione incisiva e efficace. Ma non è stato preso in considerazione.

Perché?

Credo sia una questione di volontà politica. Se qualcuno non ti chiama, noi possiamo continuare a bussare la porta. Ma pare che non ci sia proprio interesse al confronto.

Qual era la filosofia del vostro piano?

Uscire dalla logica contabile, per fare una valutazione su quanto ogni realtà sociale può effettivamente incidere, con la propria azione, sul territorio.

Anche con la prevenzione...

Certo, e il coinvolgimento dei cittadini. Anche le nostre piccole scelte economiche generano delle conseguenze sulla macroeconomia: dobbiamo essere più consapevoli.

Voi faticate a far quadrare i bilanci e intanto i consiglieri si attribuiscono vitalizi di oltre un milione di euro...

É anche una questione di coerenza e onestà intellettuale. Oggi sul giornale si parlava di un procedimento non proprio limpido per la normativa sulle pensioni d'oro. C'è chi ha detto che ha restituito o restituirà... ma credo che il politico non possa davvero aspettarsi la comprensione del cittadino. Anche perché il divario fra chi ha molto e chi ha poco o niente aumenta. Se c'è una tolleranza sociale, certi atteggiamenti diventano leciti ed imitabili. Chi può, cerca di avere di più. I poveri, invece, perdono il poco che hanno nel gioco. Cercando di rincorrere anche loro il sogno dell'opulenza.

Lei ha fiducia ancora nella politica?

Posso evitare di rispondere? Scriva che è caduta la linea.













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