La parrocchia si tassa per «adottare» i profughi senza casa

Iniziativa del consiglio pastorale S.Giuseppe e S.Pio X: per aiutare gli stranieri che stanno per perdere i sussidi


di Lorenzo Di Domenico


TRENTO. I rifugiati nordafricani, arrivati nella nostra città a metà 2011 con un permesso di soggiorno per motivi umanitari, erano stati presi sotto l’egida della protezione civile, che offre loro una casa e di che sostenersi. Questa situazione è però destinata a cambiare. Infatti a partire da lunedì 6 maggio inizieranno a “scadere” i percorsi di aiuto, di durata di due anni, della protezione civile per queste persone, che si troveranno senza più una casa e senza un lavoro.

Gli interrogativi sono molti. Cosa faranno dunque queste persone? Dove andranno a stare? Come faranno a sostenersi? Come è possibile aiutarli? Su quest’ultima domanda in particolare si sono concentrati i membri del consiglio pastorale delle parrocchie di San Giuseppe e San Pio X assieme ai gruppi di volontariato della zona lo scorso lunedì in un incontro a cui ha partecipato anche Cristian Gatti come rappresentante della Caritas di Trento. «E’ nata l’idea nella diocesi – ha spiegato Gatti - di tentare una sensibilizzazione della comunità per quanto riguarda l’accoglienza di piccoli gruppi di queste persone. Non è chiaramente possibile tentare di accoglierli o sostenerli tutti, la nostra intenzione è di aiutare una piccola parte di queste 120 persone. Nonostante ci siano stati alcuni problemi, come i disordini della scorsa estate in piazza Dante, per cui alcune persone sono state anche condannate, la maggior parte di questi rifugiati si sono ambientati senza problemi, inserendosi in maniera molto positiva all’interno delle comunità. Adesso però, con lo scadere dei due anni dal loro arrivo, la situazione si fa a dir poco problematica in quanto, come ho potuto constatare parlando con loro, non hanno la minima idea riguardo a dove andare o cosa fare per sostenersi».

Ed è qui che i fedeli della parrocchia possono entrare in campo per aiutare i rifugiati. Le idee da questo punto di vista finora sono due: da una parte l’accoglienza e l’accompagnamento di queste persone, sia da un punto di vista economico che umanitario, da parte dei fedeli e dall’altra la sistemazione di tre persone in altrettante famiglie della zona disposte ad ospitarle, oppure nella casa parrocchiale di San Giuseppe.

Sulla modalità di aiuto i presenti si sono divisi in più schieramenti, la maggior parte ha comunque concordato che la casa parrocchiale non può diventare la casa di persone su cui non si hanno certezze, rischiando di minare la sicurezza della zona della chiesa. In molti inoltre hanno espresso dubbi sulla proposta di ospitare nelle proprie case queste persone, poiché, come alcuni degli astanti hanno raccontato, le situazioni in cui chi fa beneficienza viene a diretto contatto con il ricevente possono portare a spiacevoli problemi. La riunione, solo di carattere informativo e non decisionale, ha evidenziato che la maggior parte dei fedeli preferirebbe contribuire alle spese di alcuni rifugiati, aiutandoli con affitto, bollette e quant’altro, in maniera indiretta utilizzano la parrocchia come “filtro” per le loro donazioni.

Il parroco Don Angelo ha voluto ricordare che: «Bisogna avere il coraggio di aiutare queste persone senza pensare a quelli che potrebbero essere i problemi in futuro, in quanto oggi le persone in questione vengono dal nord Africa, ma ben presto ad avere questi problemi potrebbe essere qualcuno di noi».













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