“La Cometa” brilla e salva i bambini delle favelas brasiliane 

Cooperazione internazionale. Nata nel 2001 per sostenere il lavoro dei missionari, opera anche in Messico, Perù e Uganda    


Gianluca Filippi


PERGINE. “E’ una sorta di Divina Provvidenza quella che ci guida. Siamo lì, al posto giusto, nel momento giusto. E ci si aprono porte, strade, opportunità che non avremmo potuto immaginare”. Andrea Ferruzzi, presidente dell’associazione di volontariato “La Cometa” non ha bisogno di convincere nessuno quando racconta quanto stanno facendo – lui e le decine di volontari dell’associazione – in giro per il mondo. Perché qualcosa di non terreno c’è dietro il percorso di una realtà che nel tempo è diventata tra le più attive nell’ambito della cooperazione internazionale.

La genesi è tanto spontanea quanto sorprendente: quel viaggio nel 1997 di uno sparuto gruppo di amici in Eritrea a trovare Guido Zendron (ora vescovo), seguito poi nell’anno successivo da quello a Salvador de Bahia in Brasile, per dargli una mano a sistemare una piccola scuola. Fu in quel viaggio che venne casualmente (o forse no?) conosciuta Jolanda Demattè, altra nota trentina che, terminata la sua vita di puericultrice tra i Kennedy e la Hepburn, si era ritirata tra le favelas brasiliane. Da qui partì una collaborazione che nel tempo diventò strutturale e organica, aprendo nuove vie, percorse sempre con grande entusiasmo.

Tra questi pionieri si instillò la voglia di fare qualcosa di più. Nel 2001 nacque l’associazione “La Cometa”, la stella che indica la strada: nessun nome poteva essere più evocativo. Nata con l’obiettivo di sostenere il lavoro dei missionari perginesi (rimasti oggi in quattro ad operare in Brasile, Messico, Perù e Uganda), l’attività si è progressivamente allargata con un impegno più attivo nella Bahia in Brasile, grazie a relazioni con diverse realtà locali che nel tempo si sono consolidate e contribuendo alla progettazione di interventi di carattere socio-educativo. Sono tre le scuole dell’infanzia che vengono aiutate, dando ospitalità a più di 500 bambini che vivono nelle favelas. Poi vi è un centro che ospita corsi professionali e due centri comunicatori nei quali vengono realizzate numerose attività sia per ragazzi che per persone più adulte. “In particolare per quanto concerne le scuole – chiamate “creche” - si sta cercando di trasmettere alle famiglie dei bambini le competenze socio-pedagogiche necessarie per permettere ai piccoli di poter crescere in sistemi educativi più adeguati e combattere la disgregazione che pervade le favelas. Inoltre si stanno promuovendo maggiori sinergie con altre associazioni del territorio per facilitare la creazione di sistemi educativi comunitari”.

Ogni sei mesi da Pergine parte un gruppo di volontari – a proprie spese – per tornare nelle realtà aiutate e fare il punto della situazione. “E’ cambiato molto il nostro approccio negli anni”, prosegue Ferruzzi. “All’inizio andavamo là per lavorare e fare tutto. Ora andiamo per insegnare loro a fare e per aiutarli a diventare sempre più autonomi”. Tutto bene dunque? Ovviamente no, perché i tagli provinciali hanno colpito anche “La Cometa”. “Non si rendono conto che stanno smantellando un sistema che funziona. Non si tratta di sussistenza”, è l’amaro giudizio del presidente. Che però rilancia ed apre le porte a forze nuove: “L’invito è quello di unirsi a noi. Non è possibile a parole descrivere la profondità di un’esperienza come questa. Non ha prezzo vedere come riusciamo a salvare vite e a dare una chance di riscatto a donne, bambini e uomini che, diversamente, sarebbero destinate all’oblio. Non ha prezzo vivere un’esperienza personale illuminante che si rinnova ad ogni viaggio, durante il quale si ritrova la bussola della propria vita. Questo è quello che offriamo”, rassicura. Fanno parte del direttivo anche Valerio Pintarelli (vice), Flavio Tenni (segretario), Marco Colombo (bilancio), Mauro Pisetta (logistica), Mario Grasso (sostegno a distanza), Dario Berti (cassiere). E intorno a loro un nugolo di volontari, tra i quali non si può non ricordare il gruppo di donne che gestisce i mercatini di lavori artigianali e i banchetti alimentari, importanti fonti di finanziamento .

Ci salutiamo velocemente. Il gruppo deve mettersi al lavoro per organizzare un container da mandare in Uganda.













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