La Cgil: «Contratti di solidarietà per avere più lavoro»

Ianeselli: «E’ una soluzione per salvare le aziende in crisi». E sullo sviluppo chiede interventi di settore, non ai singoli



TRENTO. Sostegno al reddito, riqualificazione professionale e ricorso ai contratti di solidarietà, «quelli che sembravano un'utopia all'inizio della crisi». E' questa la ricetta di Franco Ianeselli, della segreteria Cgil, di fronte alla crisi occupazionale che si sta pesantemente manifestando anche in Trentino.

Proprio il ricorso ai contratti di solidarietà – che prevedono un minor numero di ore di lavoro a fronte di una busta paga meno pesante – è lo strumento cui guarda con interesse anche Confindustria. Così – ha detto il presidente Paolo Mazzali – si garantisce il lavoro ai più “vecchi” e si offrono opportunità ai giovani. Un concetto poi ribadito dall'assessore provinciale all'industria Alessandro Olivi.

«Fino ad oggi le espulsioni dal mondo del lavoro sono arrivate prevalentemente dalle piccole imprese – commenta Ianeselli – mentre le aziende più grandi sono riuscite ad attutire i colpi ricorrendo alla cassa integrazione. Molte sono in scadenza ed è difficile pensare che tutte riusciranno a riorganizzarsi con l'organico precedente».

Le risposte? «Da una parte il sostegno al reddito dei lavoratori espulsi, quindi orientamento e riqualificazione, ma all'interno di politiche per la crescita. Sempre più aziende poi, a fronte della diminuzione delle commesse, hanno fatto ricorso al contratto di solidarietà, incentivato anche dall'Agenzia del lavoro. Non che sia la risposta a tutti i problemi, ma il contratto di solidarietà garantisce un'integrazione più alta rispetto alla Cassa a fronte di una riduzione di orario».

Difficile pensare a questo strumento per l'edilizia: «In effetti è un settore che sta vivendo una crisi strutturale pesante. Per questo serve il sostegno al reddito».

La Provincia ha dato risposte all'altezza? «Senz'altro al di sopra di quanto avviene nel resto d'Italia. E soprattutto è intervenuta per far dialogare domanda e offerta. Ma non può certo essere la Provincia a creare posti di lavoro, ma l'economia. In questo senso – prosegue il sindacalista della Cgil – è importante non puntare su iniziative a favore di singole aziende, ma su interventi di contesto, come la meccatronica o i centri di ricerca».

Il Progettone? «E' uno strumento importante, ma non può dilatarsi all'infinito, non può essere lo sfogo per tutti i lavoratori che entrano in mobilità», conclude Franco Ianeselli.

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