La cantina di LaVis è in crisi I trattori dei soci scendono a Trento

I soci più arrabbiati protestano in Provincia e alla Cooperazione


Ubaldo Cordellini


TRENTO. «Siamo stati traditi. Dalla politica e dalla Cooperazione». Una parte dei soci della cantina LaVis hanno invaso piazza Dante e via Segantini con i loro trattori, ieri mattina. Hanno incontrato sul marciapiedi davanti alla Provincia gli assessori Tiziano Mellarini e Franco Panizza e poi il presidente della Cooperazione Diego Schelfi.
Un'invasione pacifica, ma a volte dai toni agitati, e non poteva essere altrimenti. I soci che si riconoscono nel movimento «Nuova LaVis», tra i quali c'era anche il capogruppo della Lega nord in consiglio provinciale Alessandro Savoi, hanno manifestato tutta la loro rabbia. Il primo a parlare è stato Dario Rizzoli: «Vogliamo riprenderci la nostra cantina. Il direttore Fausto Peratoner ha creato un buco di oltre 100 milioni di euro ed è ancora lì». Poi prende la parola Mauro Anzelini, che ha sei ettari a Meano, e affronta Mellarini: «La verità è che questo è l'inizio del crollo del Trentino. Non sapete neanche di cosa parlate». Molto combattiva anche Renata Magnabosco di Cembra: «Noi abbiamo le rate dei mutui che scadono a fine mese. Con quali soldi lo facciamo?». C'è anche chi, come Ciro Devigili è più cauto: «La colpa è anche di noi soci che abbiamo incassato rendite molto elevate per anni e ci andava bene». A quel punto Franco Panizza ha preso la parola per calmare gli animi: «Capisco la vostra situazione e le vostre difficoltà. Non c'è dubbio che la cantina abbia esagerato negli investimenti, ma adesso bisogna trovare una soluzione». Tiziano Mellarini ha cercato di rassicurare: «Non vogliamo perdere la LaVis e per questo è stata decisa l'operazione su Maso Franch. Adesso, però, diamo il tempo al commissario di decidere una strategia».
Poi i soci sono saliti al sesto piano di via Segantini, alla Cooperazione, dove sono stati ricevuti dal presidente Diego Schelfi. Uno dei soci Rodolfo Toniolli ha anche accusato la Cooperazione di aver imposto la fusione tra Cembra e Lavis. Altri hanno minacciato di andare via ad ottobre. Altri ancora hanno detto che la mole di debiti è imponente. C'è stato anche chi ha chiesto conto dell'intervento dell'Isa, che ha partecipato all'acquisto di Casa Girelli. Schelfi sul punto ha detto: «Quello dell'Isa è un put call. Un finanziamento che va restituito». Da parte sua, la società Cagi spiega che la sua è una partecipazione azionaria di minoranza con l'impegno a non cedere la quota per 4 anni. Ha parlato anche un giovanissimo come Stefano Petri, che ha investito a 21 anni su un'azienda di 4 ettari a Segonzano. Poi il presidente ha risposto: «Dovete capire che l'importante è mantenere compattezza. Senza di voi la cantina muore. Dobbiamo trovare una soluzione tutti insieme. Poi guarderemo anche indietro e vedremo le responsabilità». Schelfi ha ammesso che c'è un grosso problema: «Sicuramente c'è un problema grave di comunicazione. Di trasparenza. C'è un distacco enorme tra cooperative e soci». Schelfi ha difeso il lease back su Maso Franch: «Guardate che gli industriali hanno preso 500 milioni». Ma i toni si sono accesi di molto quando Schelfi ha detto che si batterà per non far trasferire i soci ad altre cantine. Poi Schelfi ha detto: «Io ce la metto tutta» e con il suo tono diplomatico ha riportato tutti alla calma, convincendo, almeno temporaneamente i soci che sono usciti, ma con l'intenzione di presentare un esposto in Procura.

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