L’Operazione Grande Centro ha fatto il primo passo

Pronti a scommetterci il ministro Andrea Riccardi, Bonanni (Cisl) e Olivero (Acli). Obiettivo: una politica popolare con la società civile finalmente protagonista e responsabile


di Robert Tosin


TRENTO. Le fondamenta sono gettate, costruite su parole e opere di Alcide Degasperi. Ma se poi sopra verrà costruita una villa, un condominio popolare o un capanno per gli attrezzi è ancora tutto da vedere. «Intanto siamo partiti» ha commentato Lorenzo Dellai con parecchia soddisfazione dopo aver visto una sala gremita ad ascoltare il ministro Riccardi, il presidente nazionale delle Acli Olivero e il segretario della Cisl Bonanni. Tante “facce” centriste, diversi amministratori dell'Upt (delle altre forze di coalizione nemmeno l'ombra, così come dei moderati del centro destra) e un silenzio quasi religioso ad ascoltare – per la prima volta dopo tanti anni – un dibattito politico di ampio respiro. Via i nomi, via le contrapposizioni, via la bega partitica: si è parlato di responsabilità e di voglia di partecipazione lungo percorsi di ideali comuni ma soprattutto con uno scopo comune a quelle forze che ci vorranno essere. Ieri il progetto dellaiano (e non solo suo) ha cominciato a prendere forma. «Vedremo come andare avanti – commenta Dellai – il prossimo step potrebbe essere quello di mettere insieme un “gruppo promotore”». Il rischio che qualcuno ne approfitti per rifarsi una verginità e trovare un comodo posto a tavola è alto, ma «per capire chi bluffa basterà guardarlo negli occhi». La visita di Gianfranco Fini alla commemorazione di Degasperi a Pieve Tesino ha fatto discutere anche ieri. Il presidente delle Acli Andrea Olivero a margine della mattinata si è lasciato andare ad un sorriso e a una battuta: «E' come se io andassi a una commemorazione di Almirante, non mi sentirei a mio agio».

Ma il dado è tratto. Dalla fine del governo Monti uscirà una politica totalmente nuova che non può essere – l'hanno detto tutti e tre i relatori – quella del bipolarismo muscolare e antagonista. Serve un nuovo tipo di concertazione tra tutti i soggetti che hanno qualcosa da dire, da proporre e soprattutto che si assumano le responsabilità. L'ufficio della delega in bianco che la politica si è preso, l'antagonismo demonizzante che si pratica nei talk show hanno sancito la distanza incolmabile tra questo sistema di governo e la vera rappresentanza popolare. «In un momento estremamente difficile per l'Italia – ha ricordato Riccardi – Degasperi rifiutò l'alleanza con la destra che la Chiesa gli imponeva e lottò contro il comunismo in modo distinto dalla destra. Ma non aveva certo rinunciato al dialogo con tutte quelle forze che potevano dare il loro contributo allo sviluppo del Paese. Sapeva fare sintesi. Ed è quello che manca oggi, una sintesi tra laici e cattolici, ma anche tra politici e tecnici così come era nel Centro di Degasperi». Forte, poi, il richiamo all'europeismo. Il ministro lo ha detto chiaro: l'Europa è una necessità e bisogna fare fronte ai rigurgiti di fascismo che stanno facendo capolino approfittando della situazione di crisi. Come uscirne? Non con il bipolarismo (“camicia troppo stretta”) ma con un ritrovato senso popolare della politica sposata alla cultura.

Andrea Olivero ha una certezza: è la società civile che deve prendere in mano la situazione e tornare a dialogare con la politica, visto che oggi i rapporti sono a zero. «Ci servono uomini seri, onesti, preparati e appassionati che si misurino subito su progetti concreti. Serve uno stile moderato dialogico e non una contrapposizione amico-nemico. La prima sfida è quella di una democrazia sociale non centralista con i partiti capaci di restare al loro posto. E per farlo serve una nuova legge elettorale». Raffaele Bonanni vede la necessità di «riannodare quel discorso democratico cattolico interrotto, riprendendo l'obiettivo di Degasperi di un capitalismo temperato a disposizione dell'uomo».

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